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VIDEO. Esperimento Sox nelle viscere del Gran Sasso, Lolli: «Il problema c’è, da rafforzare alcuni nodi del protocollo d’intesa»

[KGVID poster=”http://www.infomedianews.it/wp-content/uploads/2017/11/23_11_1720ESPERIMENTI20GRAN20SASSO_thumb112.jpg” width=”640″ height=”360″]http://www.infomedianews.it/video/23_11_17%20ESPERIMENTI%20GRAN%20SASSO.mp4[/KGVID] Esperimento Sox nelle viscere del Gran Sasso, laddove prende piede il Laboratorio di Fisica Nucleare nazionale. La Redazione di InfoMediaNews ha deciso di interpellare anche il WWF Nazionale sulla questione, che ha allestito un vero e proprio osservatorio circa le sorti e gli sviluppi dell’esperimento nucleare. Ad oggi, quali dati sono stati prodotti? «Il WWF è promotore, – così ci risponde il vicepresidente Dante Caserta, del WWF Italia ONLUS, contattato dalla nostra Redazione – insieme ad altre 10 associazioni ambientaliste, sociali e dei consumatori (ARCI, CAI, Cittadinanzattiva, FAI, FIAB, Guardie Ambientali d’Italia, Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness, ProNatura), dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, nato dopo l’incidente dell’8 e 9 maggio 2017 a seguito del quale fu interrotta la distribuzione di acqua proveniente dalle captazione del Gran Sasso in quasi tutta la provincia di Teramo. L’Osservatorio è nato come strumento di partecipazione dei cittadini e di controllo sulla situazione dell’acquifero del Gran Sasso. La problematica dell’approvvigionamento idrico da questo acquifero fu segnalato proprio dal WWF e da altre associazioni oltre 15 anni: l’acquifero del Gran Sasso, da cui attingono acqua oltre 700.000 abruzzesi, è a rischio a causa delle interferenze delle gallerie autostradali dell’A24 e dei Laboratori di Fisica Nucleare. Queste due strutture non sono impermeabili rispetto all’acquifero con il quale sono a contatto. Ciò ha determinato una serie di incidenti che ha portato anche al sequestro dei Laboratori e ad un processo. A seguito di questi avvenimenti è stato nominato un Commissario straordinario da parte del Governo che ha speso più di 80 milioni di euro senza risolvere totalmente il problema. L’Osservatorio ha organizzato una serie di incontri pubblici molto partecipati per confrontarsi con la Regione, l’Autostrada dei Parchi, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la ASL di Teramo, la Ruzzo Reti SpA, l’ARTA e il Parco Nazionale del Gran Sasso. Ha poi promosso incontri informativi in tanti comuni del teramano e sabato 11 novembre ha organizzato la “Manifestazione per l’Acqua Trasparente”, una delle più grandi manifestazioni tenutasi nella città di Teramo con oltre 3.000 partecipanti che hanno attraversato le strade della città con i capo i gonfaloni dei comuni del teramano. Le richieste dell’Osservatorio possono essere così riassunte:

Sicurezza per l’acqua. L’interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori è un potenziale pericolo per oltre 700.000 abruzzesi che bevono l’acqua del Gran Sasso, per l’ambiente, ma anche per l’economia di questo territorio. Sono anni che questa grave problematica è conosciuta, ma ancora non si sono fatte le scelte necessarie per risolverla. Non sono ancora chiare le soluzioni a cui si sta lavorando, i tempi che richiederanno e i fondi a cui si potrà attingere. Non si può aspettare ancora e vanno recuperati velocemente i troppi anni persi.

Azzeramento del rischio. Una volta individuata, la soluzione definitiva richiederà tempo per essere applicata. Nel frattempo va azzerato il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, non si può continuare a mantenere il carico di materiale pericoloso, men che meno radioattivo, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso. Pensare a nuovi esperimenti che comportino utilizzo di sostanze pericolose o radioattive è una follia. La sicurezza dell’acqua, della salute e dell’ambiente vengono prima di qualsiasi altro interesse.

Trasparenza e partecipazione. I cittadini vogliono essere partecipi del processo decisionale. Vogliono essere informati in maniera tempestiva e non vogliono subire le scelte di altri. Tutta la vicenda dell’acqua del Gran Sasso è stata caratterizzata dalla mancanza di informazione e partecipazione. È stato negato all’Osservatorio di partecipare come uditore al tavolo regionale per la gestione della problematica dell’acqua del Gran Sasso. I cittadini, invece, hanno il diritto di sapere cosa succede all’acqua che arriva nelle loro case e all’ambiente in cui vivono».

L’autorizzazione è stata rilasciata due anni fa circa per dare atto all’esperimento. Ora è in piedi un protocollo d’intesa fra più enti per irregimentare e tenere sotto controllo le attività che avvengono nei laboratori di fisica nucleare, autorizzandole preventivamente. Un protocollo che prevederà, per una maggiore sicurezza, autorizzazioni in più e più ferree da parte del tavolo di monitoraggio che si è costituito ad ottobre, stando alle ultime parole di Lolli. Sono sufficienti questi strumenti?  «Il Protocollo ad oggi è l’unica novità da quando si è costituito il tavolo regionale sulla sicurezza dell’acquifero. È sicuramente una novità positiva, ma proprio in occasione di quelle che sono state indicate come “prove di trasporto di materiale radioattivo” in vista dell’esperimento SOX ha mostrato enormi limiti visto che è stato disatteso dall’Istituto di Fisica Nucleare che è uno dei firmatari! La Regione stessa ha dichiarato di non sapere nulla di questo trasporto che è stato reso pubblico da una testata giornalistica e dalle associazioni ambientaliste. Ben venga quindi il Protocollo, ma va reso realmente efficace altrimenti è solo una bella dichiarazione di buona volontà senza alcun effetto pratico. Dopo di ché il Protocollo è uno strumento per ridurre il rischio, ma il grosso problema dell’interferenza tra acquifero/laboratori/autostrada rimane tutto».

A cosa stanno andando incontro la Provincia teramana e quella aquilana attraverso l’accoglimento di un esperimento di questo tipo?  «Ribadiamo: è assurdo anche solo pensare di portare materiale radioattivo in una situazione che tutti oggi finalmente riconoscono come non sicura. Il problema non è solo l’esperimento SOX, ma il fatto che, come oggi è acclarato da tutti (il WWF lo ha detto 15 anni fa!), esiste interferenza tra acquifero/laboratori/autostrada. Dobbiamo ridurre i rischi per l’acquifero, non aumentarli! Dobbiamo quindi capire come togliere i materiali pericolosi dai Laboratori e non pensare a come portarcene altri.

La Regione sta facendo tutto il possibile per i evitare i rischi? «Non sappiamo bene cosa stia facendo la Regione, anche perché, ribadisco, la Regione purtroppo si è rifiutata di far entrare i rappresentanti dell’Osservatorio nel tavolo sulla sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso. Il vicepresidente Lolli, dopo che era venuto a sapere della necessità di trasportare materiale radioattivo nei Laboratori del Gran Sasso, ha detto che la Regione imporrà la sospensione dell’esperimento. Non sappiamo se questo è effettivamente possibile, visto che le competenze non sono della Regione. Sicuramente la Regione deve farsi sentire. Purtroppo è stata senza fare nulla per troppo tempo. Non ha capito la gravità della situazione e non è intervenuta quando avrebbe potuto farlo. I problemi vanno affrontati per tempo. Sono passati quasi 10 anni dalla fine della gestione commissariale e in questi 10 anni la Regione avrebbe dovuto riprendere in mano la situazione. E invece non ha fatto nulla sino all’ennesimo incidente dello scorso maggio».

Quali sono le azioni che metterà in campo il WWF? «Continuiamo con L’Osservatorio a seguire e monitorare la situazione. Organizzeremo altri confronti pubblici e se è necessario altri momenti di protesta come la manifestazione dello scorso 11 novembre. Continuiamo a chiedere di essere parte del tavolo regionale e e di quello nazionale sulla sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso perché è fondamentale sapere in tempo reale cosa succede e che decisioni si stanno prendendo. Ricordo che l’Osservatorio è costituito da associazione nazionali tutte riconosciute da leggi di settore come portatrici di interessi diffusi garantiti dalla nostra Costituzione. Sull’esperimento SOX in particolare abbiamo offerto la nostra collaborazione al Comune di Isola del Gran Sasso che dovrebbe essere titolare della procedura di valutazione di incidenza ambientale sull’intervento. E se la cosa dovesse andare avanti siamo disponibili a fare ricorso al TAR, laddove ce ne sarà data la possibilità, affiancandoci ai Comuni della provincia di Teramo che proprio alla manifestazione organizzata dall’Osservatorio l’11 novembre hanno anche loro confermato che ricorreranno al giudice amministrativo per bloccare questo esperimento».

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