[KGVID poster=”http://www.infomedianews.it/wp-content/uploads/2017/10/25_10_1720MASTERLIST20ALTRI20LIBERI_thumb43.jpg” width=”640″ height=”360″]http://www.infomedianews.it/video/25_10_17%20MASTERLIST%20ALTRI%20LIBERI.mp4[/KGVID] Nuova pagina nell’ambito dell’operazione ‘Master List’. L’indagine, avviata dalla Procura di Avezzano, che ha messo in subbuglio il mondo imprenditoriale e amministrativo d’Abruzzo, portando alla misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di 7 indagati, procede senza sosta.
Dopo la revoca dei domiciliari, da parte del gip del Tribunale di Avezzano Francesca Proietti, per l’imprenditore Sergio Giancaterino, tornano in libertà anche Paolo Di Pietro, ex vicesindaco di Canistro, e Giuseppe Venturini, ex amministratore delegato del Consorzio Acquedottistico Marsicano.
Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha, infatti, accolto la richiesta di revoca dei domiciliari presentata rispettivamente dagli avvocati Armando Di Pietro, che difende l’ex vicesindaco, e Antonio Milo, da cui è assistito Giuseppe Venturini. Ai 2 arrestati, però, è stata notificata l’interdizione momentanea dai pubblici uffici.
I due legali sono stati contattati dalla Redazione di Info Media News, ma hanno precisato di preferire mantenere il riserbo sullo sviluppo delle indagini e sui recenti aggiornamenti.
L’avvocato Armando Di Pietro, tuttavia, ha dichiarato: «Sono soddisfatto della decisione del Tribunale del Riesame. In casi del genere, una misura cautelare di tipo interdittivo contempera, in modo più equilibrato, gli interessi in gioco, a differenza di una misura di tipo detentivo come gli arresti domiciliari, che sacrificano eccessivamente la libertà degli indagati».
Per quanto riguarda, invece, la posizione dell’ex amministratore delegato del Cam, Venturini, l’avvocato Milo riferisce: «L’indagato in sede di interrogatori di garanzia ha respinto, con fermezza, tutte le accuse, fornendo una versione circostanziata e particolareggiata dei fatti. Il Tribunale della Libertà ha revocato la misura degli arresti domiciliari, applicando la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici. Avverso tale decisione, che si reputa comunque ingiusta, ricorrerò per Cassazione»