[KGVID poster=”http://www.infomedianews.it/wp-content/uploads/2017/02/23_02_17_INGV_Sicurezza_thumb132.jpg” width=”640″ height=”360″]http://www.infomedianews.it/video/23_02_17_INGV_Sicurezza.mp4[/KGVID] L’uomo di 52 anni deceduto improvvisamente a Montereale, al freddo della sua roulette, la notte del 27 gennaio scorso, quando, cioè, al di fuori il maltempo premeva per far rientrare ed il terremoto per far uscire di casa, potrebbe essere il simbolo e la bandiera di come essere prevenuti, a volte, sia uno status non ben compreso dall’establishment contemporaneo.
I numerosi terremoti, vissuti, di fatti, quotidianamente dalla pelle e dal cuore affannato di una Regione oggi ancora scossa dalle ultime morti, si devono affrontare prima con lo spirito della psicologia e delle costruzioni sicure e solo successivamente da un punto di vista del fatto, quando esso è già accaduto. I morti, di fatti, non devono insegnare nulla al senno del poi e non devono velocizzare nulla.
«Sembra buffo ma, con l’ultima nevicata che abbiamo subito, – afferma il dottor De Luca, per l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – da un lato eravamo mossi dall’istinto di stare dentro casa e dall’altro dall’istinto di uscire fuori, al momento dell’avvenimento di un terremoto. Due realtà dell’umano sentire che quasi fanno a botte con loro stesse. Il terremoto, si sa, non si può assolutamente prevedere; si può solo venire a conoscenza di come si comporta una sequenza sismica, non appena si verifica, quindi, si tratta, comunque, di uno studio successivo».
Qual è, allora, la migliore prevenzione di fronte alla paura per una scossa tellurica? «Torno a ribadire – specifica De Luca – che il terremoto non è prevedibile. Avanzo, però, una specie di provocazione: anche se dovessimo prevedere il terremoto, noi non potremmo comunque evitarlo».