Cresce la preoccupazione in Abruzzo a seguito dell’impennata di contagi dell’ultima settimana: le province più colpite restano quelle dell’Aquila e di Teramo, ma l’incidenza è in risalita anche in provincia di Pescara e in quella di Chieti.
Con 124.9 casi per centomila abitanti è Teramo la provincia con l’incidenza più alta della Regione.
Restano sopra la soglia di allerta anche l’Aquilano (114.9) e il Pescarese (55.3), mentre resta sotto soglia il Chietino (46).
La situazione più complessa si registra ancora nel Teramano, dove ieri i vertici della Asl hanno convocato l’unità di crisi per gestire questa nuova fase della pandemia.
È evidente un rialzo del numero dei contagi in provincia: l’ultimo dato parla di un 8% dei casi di positività sul totale dei tamponi effettuati.
“L’incremento notevole dei positivi sul territorio ovviamente trova corrispondenza nel numero dei ricoveri”, ha esordito il direttore generale della Asl Maurizio Di Giosia, “è venuto il momento dunque di una nuova organizzazione della macchina sanitaria”.
Visto l’aumento di pazienti positivi che necessitano di trattamenti in terapia intensiva, è stata disposta la riapertura della Rianimazione Covid al terzo lotto del Mazzini con 6 posti letto. Attualmente al Mazzini sono cinque i ricoverati positivi che necessitano di terapia intensiva, e uno è stato trasferito a Pescara. Contemporaneamente è stata disposta la riapertura anche della Pneumologia Covid, con 12 posti letto di subintensiva.
Al Pronto soccorso è stata chiusa l’osservazione breve (Obi) ed è stata attivata una ulteriore “zona sospetti” che accoglie tutti coloro che hanno sintomi che possono essere riconducibili al coronavirus.
“In questo momento con la direzione sanitaria”, aggiunge il direttore generale, “abbiamo predisposto un piano che non prevede la riduzione delle sedute operatorie, comprese quelle aggiuntive per abbattere le liste di attesa”.
La Asl si è dotata di un piano con cinque scenari, a seconda del livello di trasmissione del virus in provincia e della pressione sulle strutture ospedaliere.
Solo nell’ultimo scenario è prevista l’attivazione di posti letto negli ospedali periferici che per il momento, dunque, non vengono coinvolti nella gestione della pandemia.