Ormai sono tre mesi che il nostro Paese, e il mondo intero, è alle prese con l’epidemia da Coronavirus.
Tutto è iniziato con il focolaio di Codogno e subito dopo la curva dei contagi è cresciuta esponenzialmente. Si è passati rapidamente dai pazienti con lievi sintomi ai primi decessi.
Una situazione che ha spinto gli operatori sanitari anche a spostarsi per prestare il proprio prezioso servizio.
Come è accaduto ad una giovane ragazza di Avezzano, Giulia Gallese.
Ventidue anni, laureata in scienze infermieristiche all’Univaq, l’Università degli Studi dell’Aquila, è partita l’8 di aprile alla volta di Lodi per prestare servizio all’Ospedale Maggiore, nel reparto di chirurgia toracica specialistica e unità di terapia subintensiva.
«Mi sono laureata a novembre scorso. Ero inoccupata e la consapevolezza di saper fare e non poter fare niente mi logorava, vedendo i tanti infermieri che si stavano adoperando, anche in maniera usurante, per l’Emergenza. Questa situazione mi ha fatto pensare e riflettere. In primo luogo è stata la voglia di aiutare la prima a spingermi a spostarmi a Lodi. In secondo luogo la voglia di imparare e porre in essere ciò che avevo imparato durante gli anni di studio e il tirocinio. Naturalmente anche la voglia di crescere a livello personale.
Per quanto riguarda la situazione qui, ci sono ancora molti casi positivi al Covid-19. Sono qui da pochi giorni, tra fine febbraio e i primi giorni di marzo la situazione è stata senza dubbio più delicata. Ad oggi sembrano esserci dei miglioramenti, anche se il momento non è ancora roseo.
Mi manca casa, i miei affetti, ma quando il dovere chiama è giusto rispondere. Noi operatori sanitari non siamo eroi, stiamo facendo semplicemente il nostro lavoro, ciò che amiamo più fare».