“L’Amministrazione comunale, con una irrituale comunicazione via chat e senza aver fornito ad alcuno neanche una giornata formativa, ha chiesto a quelle stesse associazioni di protezione civile, ritenute impreparate fino a pochi mesi fa alla consegna pacchi, di rendersi disponibili per la processazione dei tamponi rapidi, liquidando il compito assegnato come estremamente facile, alla portata di tutti e senza alcun rischio sia per la salute di chi lo effettua che per il corretto svolgimento della refertazione tamponi, dunque del risultato del test. Una richiesta che ha inevitabilmente costretto, loro malgrado, tutte le associazioni a ritirare in massa la loro disponibilità e che le ha viste automaticamente escluse, senza spiegazioni”.
Così Paolo Romano, capogruppo Italia Viva e Stefano Palumbo, capogruppo Partito Democratico, intervengono sulla vicenda che sta sollevando forti polemiche all’interno del Comune dell’Aquila.
“Mai vorremo che le associazioni di protezione civile diventino per questa amministrazione l’alibi delle difficoltà organizzative di questa prima giornata”.
Le associazioni di volontariato sono state attaccate dal responsabile del servizio, il geometra Carlo Bolino, quando hanno mostrato rimostranze alla richiesta di una collaborazione nelle procedure di maneggiamento dei reagenti, sottolineando che “non siamo operatori sanitari e non abbiamo le qualifiche per poter assolvere a questo compito”.
Alla luce della carenza di personale medico e data l’indisponibilità dei volontari, dunque, chi si occuperà di processare i tamponi?
Secondo quanto appreso, Bolino ha dichiarato che a processare i tamponi saranno i dipendenti comunali e lo stesso geometra ha sottolineato che lo faranno “senza avere particolari specializzazioni”, ma solo “grazie al buon senso”.
“Non sappiamo – proseguono i consiglieri – se le operazioni di refertazione dei tamponi alla popolazione siano state affidate adesso a persone formate per un compito così delicato”.
La nota completa
Ricordiamo come a marzo, durante la prima ondata di contagi che fortunatamente risparmiò L’Aquila, le associazioni di volontariato di Protezione Civile convenzionate con il Comune furono volutamente tenute lontane dalle operazioni di supporto: questa amministrazione preferì impiegare l’Esercito per la consegna dei pacchi alimentari porta a porta, giustificando la scelta con la mancanza di una formazione specifica in capo alle associazioni per un servizio giudicato potenzialmente infettante.
Incredibilmente, in questa seconda ondata che, a differenza di qualche mese fa vede L’Aquila nel caos contagi, e solo due giorni prima dell’avvio della campagna di screening alla popolazione, l’Amministrazione comunale, con una irrituale comunicazione via chat e senza aver fornito ad alcuno neanche una giornata formativa, ha chiesto a quelle stesse associazioni di protezione civile, ritenute impreparate fino a pochi mesi fa alla consegna pacchi, di rendersi disponibili per la processazione dei tamponi rapidi, liquidando il compito assegnato come estremamente facile, alla portata di tutti e senza alcun rischio sia per la salute di chi lo effettua che per il corretto svolgimento della refertazione tamponi, dunque del risultato del test.
Una richiesta che ha inevitabilmente costretto, loro malgrado, tutte le associazioni a ritirare in massa la loro disponibilità e che le ha viste automaticamente escluse, senza spiegazioni, dalle altre preziose operazioni di volontariato come le attività logistiche di supporto all’apertura del Coc, le operazioni di distanziamento sociale nelle file dei cittadini che devono sottoporsi a screening, la logistica di supporto alla compilazione del modulo da presentare al momento del tampone o la presenza, su linee telefoniche dedicate, per la diffusione di informazioni utili alla collettività.
Il Coc, mai aperto durante la prima ondata e giudicato dal sindaco, al contrario dell’Unità di Crisi, uno strumento poco efficace alla logistica emergenziale, risulta comunque l’unico modo per attivare le convenzioni con le associazioni di protezione civile operanti sul territorio; si tratta delle stesse associazioni che in questi undici anni dal sisma si sono rivelate fondamentali durante alluvioni, incendi, nevicate, terremoti successivi e comunque durante ogni manifestazione pubblica che preveda un grande afflusso di pubblico in città.
Non sappiamo se le operazioni di refertazione dei tamponi alla popolazione siano state affidate adesso a persone formate per un compito così delicato, né chi si occupi dell’inserimento dei dati sanitari dei cittadini sulla piattaforma Asl; quello che non capiamo è perché Biondi, sindaco del capoluogo e presidente del Comitato ristretto dei Sindaci, non abbia interloquito per ora e per tempo con la Regione e con la Asl per un supporto logistico su uno screening che partiva con l’obiettivo di testare fino a cinquantamila persone nella sola città dell’Aquila. Eppure la filiera da Marsilio a Testa riconduce alla Meloni.
Come ha il sapore dello scherno quel Grazie, Presidente! confezionato da Fratelli d’Italia su una operazione d’immagine della Regione con i tamponi forniti dal Governo. L’Aquila che, a differenza dei piccoli comuni, aveva a disposizione personale, sedi, strutture amministrative e associazionismo, ha mostrato la consueta altezzosità di chi amministra; e mai vorremo che le associazioni di protezione civile diventino per questa amministrazione l’alibi delle difficoltà organizzative di questa prima giornata.