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Scuola, con riapertura a gennaio seri rischi terza ondata

In Abruzzo percentuale più che doppia dei contagi a scuola rispetto al resto

Riaprire le scuole in presenza il 7 gennaio rischia di alimentare una terza ondata che sarebbe peggiore delle altre, principalmente per la concomitanza con le influenze stagionali e per lo stress delle strutture e del personale sanitario.

A lanciare l’allarme è l’Unsic, organizzazione datoriale con oltre tremila uffici in tutta Italia, che ha redatto un articolato dossier con tutti i dati disponibili e le relative fonti. Qui il link per la libera consultazione: https://unsic.it/news/lo-scuolavirus.

I numeri confermano il rilevante apporto delle scuole, probabilmente causato da ciò che vi ruota attorno (trasporti, assembramenti all’entrata e all’uscita, ecc.), situazioni che non potranno ovviamente essere risolte in pochi giorni.

Gli ultimi numeri, altamente emblematici, li ha diffusi la rivista Wired, reperendoli direttamente dal ministero dell’Istruzione attraverso un’istanza di accesso generalizzato (Foia).

Al 31 ottobre 2020, si legge sul sito di Wired, risultano 64.980 casi di Sars-Cov-2 nella popolazione scolastica di elementari, medie e superiori. Grazie all’indicatore attivato dalla stessa rivista, emerge che quasi tutte le regioni italiane hanno registrato molti più contagi a scuola rispetto agli altri ambienti. Il top in Molise (120 casi ogni 10mila studenti e docenti rispetto ai 37 generali), Abruzzo (97,9 contro 42,5), Umbria (202 contro 91,85), Lazio (105,2 contro 56,3), Piemonte (132 contro 84,5), Marche (76,5 contro 43), Sardegna (42,9 contro 32,9) e Liguria (119 contro 107,6), L’incidenza inferiore delle scuole è solo in Campania (dove però gli istituti scolastici sono stati chiusi già ad ottobre) e in Veneto.

Analoghe risultanze con i dati dell’Istituto superiore di sanità: al 25 agosto 2020 risultavano 9.544 contagiati nella fascia 0-19 anni, diventati ben 102.419 al 7 novembre, con una crescita da due a cinque volte di più rispetto alle altre fasce di età.

Dopo la chiusura delle scuole superiori con il Dpcm del 6 novembre 2020, quando è stata applicata la didattica a distanza, la fascia scolastica che era in testa alla classifica è scesa al quinto posto. Se in precedenza i contagi della fascia scolastica erano cresciuti di dieci volte, dalla chiusura in poi sono saliti solo del 45,69 per cento.

Anche i dati del ministero della Salute confermano la repentina crescita dei focolai scolastici passati dai 14 del 27 settembre ai 291 del 26 ottobre, oltre venti volte di più in appena un mese.

Sempre più esperti – da Roberto Battiston ad Andrea Crisanti, da Massimo Galli a Giovanni Sebastiani – sottolineano il peso delle scuole nella diffusione dei contagi.

“Ovviamente riteniamo che la scuola in presenza dovrebbe rappresentare l’ordinarietà, ma quella del periodo pandemico è ansiogena e discontinua: occorre avere piena consapevolezza che purtroppo stiamo vivendo un periodo straordinario e un dramma epocale con oltre 60mila vittime – commentano i responsabili dell’Ufficio comunicazione e del Centro studi dell’Unsic che hanno collaborato alla stesura del dossier. “Se la didattica a distanza sta salvando vite, soprattutto dei nostri anziani, occorre continuare ad adottarla alle superiori almeno finché non avremo le cure monoclonali e i vaccini per buona parte della popolazione. È una sfida e una responsabilità che il governo deve assumersi pienamente per il bene di tutti, mettendo da parte protagonismi o tentazioni ideologiche e demagogiche – concludono dall’Unsic.

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