Una giornata di studio sulla meningite per discutere le nuove linee guida, che saranno diffuse a breve in un documento a cura della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e pubblicate su una rivista scientifica internazionale. Questi i temi al centro del workshop sulla malattia meningococcica invasiva, in corso questa mattina al Ministero della salute a Roma, al quale hanno partecipato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il vicepresidente Simit, Massimo Galli, e i principali specialisti e primari in italiani. I casi di meningite meningococcica invasiva che vengono ogni anno segnalati in Italia sono circa 200, senza significative variazioni negli ultimi anni. L’incidenza annuale è quindi compresa tra gli 0,2 e gli 0,3 casi per 100.000 abitanti. L’incidenza maggiore è nei bambini al di sotto dell’anno di vita (oltre 4 casi per 100.000 in questa fascia di età).
Più del 50 % dei casi è dovuto, soprattutto nei bambini piccoli, al siero gruppo B. Il siero gruppo C è il secondo più frequentemente implicato. Per Massimo Galli, obiettivo delle indicazioni, «è sintetizzare quello che si sa su questo tema in un documento agile, rivolto ai medici italiani, per indicare cosa fare, uniformare la voce, sfatare miti e credenze, capire i lati rimasti oscuri e avere uno strumento utilizzabile nel quotidiano condiviso e modificabile». Le raccomandazione hanno già un testo preliminare che verrà sottoposto all’esame degli esperti e costituirà la base di un position paper da pubblicare su una rivista internazionale. Per il prof. Massimo Andreoni, past president Simit e responsabile dell’unità operativa complessa di malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, tra le indicazioni «promuovere una tipizzazione del batterio sia nei casi sospetti di meningite, sia in generale nella popolazione. L’isolamento, infatti, non dovrebbe esser limitato a persone malate. Andranno fatte campagne epidemiologiche, attraverso tamponi della gola, per capire quanto il batterio sta circolando nella popolazione e quanto, aumentando le vaccinazione, circoli di meno».
Le linee guida conterranno anche indicazioni per riconoscere i segni di malattia, in particolare nei soggetti a rischio. E ancora, specifica Andreoni, «Vedere bimbi e giovani con febbre alta improvvisa, cefalea e vomito a getto improvviso non correlato al mangiare, deve destare sospetto. In questi casi – conclude Andreoni – bisogna intervenire immediatamente perché’ una diagnosi precoce salva la vita». Dal 2015 si è osservato in Toscana un incremento inusuale di casi invasivi dovuti a un ceppo appartenente al siero gruppo C e al complesso clonale 11, che è caratterizzato da marcata invasività. I vaccini per il meningococco attualmente disponibili in Italia sono tre: un vaccino monovalente coniugato contro il siero gruppo C, un vaccino tetravalente coniugato anti- A, C, Y, W e un vaccino subcapsulare contro il sierogruppo B. Il piano nazionale di immunizzazione recentemente approvato prevede la vaccinazione per il meningococco B nei bambini entro il primo anno di vita, il vaccino per il meningococco C nei bambini tra i 13 e i 25 mesi, il vaccino tetravalente ACYW negli adolescenti (dagli 11 ai 18 anni) e per chi viaggia all’estero in aree endemiche. La vaccinazione è inoltre raccomandata per tutte le persone considerate ad aumentato rischio di malattia meningococcica (i portatori di immunodeficienze congenite ed acquisite e di particolari condizioni elencate nel piano). L’efficacia del vaccino monovalente anti meningococco C è risultata maggiore del 95% e la durata della protezione è stimata in circa 5-10 anni. I dati disponibili sono però ancora limitati e si ritiene necessario procedure e ulteriori studi sull’argomento. Nel piano vaccinale italiano è raccomandata negli adolescenti fino si 18 anni una dose di vaccino anti-meningococcico quadrivalente ACYW135, sia che non abbiano mai effettuato, nell’infanzia, la vaccinazione C monovalente o quadrivalente, sia che abbiano già ricevuto una dose di vaccino.
Fonte AGI
Foto di: Il FattO Quotidiano