“Il Partito Democratico abruzzese sostiene l’allarme dei sindacati confederali e invita la Regione ad assumerlo come una priorità: va predisposto un piano che inverta la rotta della situazione delle biblioteche regionali, vittime di un progressivo depauperamento. La lunga fase caratterizzata dalle misure di distanziamento fisico ne ha in qualche modo mascherato le difficoltà che ora, al momento della riapertura, riemergono drammatiche in tutta la loro evidenza”: lo dichiarano Lino Guanciale, Annalisa Libbi, Antonio Tiberio (responsabili rispettivamente della Cultura, dell’Istruzione e del Terzo Settore del PD Abruzzo) e Claudio Mastrangelo e Saverio Gileno, dei Giovani Democratici d’Abruzzo.
Per gli esponenti del Pd Abruzzo “si tratta in primo luogo di un’emergenza relativa al personale e poi, in molti casi, dovuta a evidenti e gravi difficoltà logistiche. E’ necessario un piano di rilancio, che agisca quindi in primo luogo sugli organici, in termini di rafforzamento numerico e dove occorre di aggiornamento professionale. Un piano che dovrebbe essere elaborato con il supporto di tutti gli attori interessati, a cominciare dai rappresentanti dei lavoratori, ma con il concorso anche, ad esempio, dei Comuni e delle istituzioni, delle associazioni, degli stakeholder del settore. Il Pd è disponibile a fare la sua parte e reputa del tutto inadeguata la dichiarazione pubblica dell’assessore alla Cultura Daniele D’Amario, che prospetta un percorso accidentato da correggere nella direzione di un impegno primario della Regione”.
“Non è infatti sufficiente scaricare oneri e responsabilità sui Comuni, una riorganizzazione complessiva è necessaria, ed è la Regione che deve assumerla e avviarla. Lo è a maggior ragione oggi, alla vigilia della ripartenza: le biblioteche devono tornare meglio di prima a essere riferimenti culturali e sociali delle comunità. Sottovalutarne il ruolo e i problemi che patiscono significa, in buona sostanza, sottovalutare il ruolo e le potenzialità della cultura, che deve essere messa a disposizione delle fasce più vulnerabili della popolazione, quelle che più beneficiano, perché negli spazi privati tendono a esserne prive, di luoghi di consultazione, di scambio, di aggregazione. Ripresa e ripartenza passano dalla riapertura degli esercizi commerciali e dalla vitalità delle imprese, ma abbiamo il dovere di non considerarle limitate a questi ambiti”.