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Giustizia, Turco a Pescara per firme referendum con il Pd

Segretario Radicali: "Consultazione è popolare, non dei partiti"

“Arriveremo l’anno prossimo a votare questi Referendum e quindi a sbloccare un Parlamento che da quarant’anni non è in grado di fare questa riforma. Noi nel 1987 votammo il Referendum ‘Tortora’ sulla responsabilità civile e l’80% dei cittadini era per l’introduzione della responsabilità civile.

Dopo qualche settimana il Parlamento tradì quel voto e qualche anno dopo ci fu Tangentopoli”. Così il segretario nazionale del Partito Radicale Italiano Maurizio Turco, oggi a Pescara, tappa del tour estivo dei Radicali per la raccolta di firme sui 6 quesiti referendari per una “Giustizia Giusta”. Presenti, fra gli altri, il senatore Luciano D’Alfonso, il capogruppo Pd in Consiglio regionale d’Abruzzo Silvio Paolucci, il sindaco di Francavilla al Mare (Chieti) Antonio Luciani e il consigliere comunale di Pescara Giovanni Di Iacovo, che aderiscono all’iniziativa.

“Sono sei questioni che riguardano la Legge Severino, la carcerazione preventiva che ancora persiste in questo Paese. In Italia – ha detto Turco nel suo intervento – Ci sono 22mila cittadini italiani che non hanno ancora una sentenza definitiva che è stabilita dalla Carta Costituzionale. Sono lì da innocenti e molti di loro riceveranno un risarcimento per ingiusta detenzione. Ci sono poi le vittime dei processi e i martiri dei processi. Abbiamo un referendum sulla responsabilità civile, sul sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura.

Ci sono problematiche che non risolvono la questione, ma iniziano a porre le basi per una riforma radicale della Giustizia assieme al lavoro del presidente del Consiglio Draghi e del ministro Cartabia”.

Sulla presenza di esponenti del Pd e del centrosinistra, e dunque su un’ampia convergenza, il segretario del Partito Radicale ha aggiunto: “Noi abbiamo promosso questi Referendum assieme alla Lega e con la disponibilità ad avere chiunque come compagno di viaggio, perché c’è un dato di fatto: la Costituzione è chiara perché la consultazione è popolare, è del popolo e non dei partiti. Noi raccogliamo le firme, poi alla fine decideranno i cittadini la prossima primavera se mantenere la situazione che tutti conosciamo o procedere con la riforma”.

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