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Istat, popolazione cresce in 4 piccoli comuni su 10

In Abruzzo ci sono 251 borghi sotto i cinquemila abitanti

In Abruzzo passeggiate da oggi, attività sportive dal 4 maggio

Le percentuali più alte di comuni con popolazione in aumento si registrano nella classe 5-20 mila abitanti (42,7%) e in quella fino a 5 mila abitanti (37,3%) mentre la percentuale crolla ad appena l’11% nei comuni con più di centomila abitanti.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi alla popolazione residente dalla quale si evidenzia che i piccoli comuni con meno di 5mila abitanti rappresentano il 70% del totale dei comuni italiani. In Abruzzo queste realtà sono 251 (pari all’82,30% del totale dei comuni della regione, che sono complessivamente 305): si tratta del 4,56% sul totale dei comuni italiani al di sotto dei 5 mila abitanti, percentuale superata solo da Piemonte, Lombardia, Campania, Calabria, Sardegna e Veneto.

Il calo generale della popolazione italiana rilevato dall’Istat – sottolinea la Coldiretti Abruzzo – colpisce dunque soprattutto le grandi città con gli italiani che sono tornati ad apprezzare la vita nei borghi dove godere di spazi di libertà più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere riducendo i rischi di assembramento e la pressione abitativa nelle città, dopo l’emergenza Covid.

A far apprezzare i piccoli comuni italiani, – continua la Coldiretti – concorre un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole con ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti. Nella nostra regione si pensi al pecorino di Farindola o alle mortadelle di Campotosto, allo zafferano di Navelli o alle lenticchie di santo Stefano di Sessanio. Un patrimonio – precisa la Coldiretti – conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

Si tratta di una tendenza che – conclude la Coldiretti – deve essere sostenuta con un modello di sviluppo che si impegni a recuperare in queste aree i troppi ritardi infrastrutturali e nei servizi offerti con interventi che vanno dalle tecnologie informatiche alle scuole, dagli ospedali alle poste fino alle edicole, per valorizzare una straordinaria risorsa, che può diventare la forza sociale ed economica di una nuova fase di sviluppo.

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