Ennesimo episodio di autolesionismo nel carcere di Pescara dove un detenuto si è dato fuoco ed è ora ricoverato, in gravi condizioni, nella struttura grandi ustionati dell’ospedale di Bari.
L’episodio, avvenuto ieri, è stato reso noto da Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che con l’occasione rinnova le richieste al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ricordando che nel carcere pescarese, a fronte di 379 reclusi, “il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria consta di sole 107 unità”.
Capece chiede quindi di potenziare il contingente di personale, anche con il rientro stabile del Comandante di Reparto, nel penitenziario “San Donato”, di dotare gli agenti di idonei dispositivi di protezione individuale e di provvedere a una funzionale ristrutturazione dell’edificio.
“Sembrerebbe che, alla base dell’insano gesto del detenuto, con pena definitiva da scontare e ammesso al lavoro all’esterno – racconta Capece – vi sia stata la contestazione per un rapporto disciplinare avuto qualche giorno prima. Ha chiesto più volte di parlare con il Comandante e, nel momento in cui questi si recava presso il Reparto semiliberi, il detenuto si è dato fuoco. Sono stati momenti di grande tensione” dichiara Capece, che era stato in visita a Pescara due volte in questa settimana, mercoledì insieme al vice Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Lina Di Domenico.
“Nel corso della visita, abbiamo rilevato che, a fronte di una popolazione di ben 379 reclusi, il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria consta di sole 107 unità, la maggior parte di essi di rilevante età anagrafica. Tutto ciò comporta che spesso il personale impiegato giornalmente è molto inferiore a quello realmente occorrente. La struttura è assai vetusta e necessiterebbe di importanti interventi che possano renderla più confortevole e, attraverso una riorganizzazione dei locali, anche più funzionale”.