“È vero, ho sbagliato e ho pagato ciò che dovevo pagare, ma l’ho fatto in nome del popolo tagliacozzano”. Queste le parole dell’attuale vicesindaco di Tagliacozzo, Roberto Giovagnorio, all’indomani della sentenza che mette un punto al processo in cui è stato accusato di assenteismo sul lavoro per essere uscito dall’ufficio senza timbrare il badge.
Assenteismo che Giovagnorio – dipendente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila e di Teramo, in servizio nell’ufficio di Tagliacozzo – ha riconosciuto, ma anche motivato: “Non ho fatto altro che soddisfare le esigenze della popolazione, ho voluto rispondere alla gente che mi ha dato una preferenza e per questo ho sbagliato e ho pagato, ma l’ho fatto per i tagliacozzani”, ha spiegato a Info Media News il vicesindaco.
La vicenda risale al 2021, anno elettorale per il Comune (che ha visto Giovagnorio primo degli eletti con oltre 700 voti, pari a circa il 23-24% delle preferenze sul totale) ma anche anno della pandemia che ha avuto effetti negativi proprio sulla popolazione. L’indagine ha riguardato l’intero ufficio in cui lavora Giovagnorio e ha portato anche a rilevare l’assenza di un altro dipendente che, avendo un doppio lavoro, ha accumulato 5-6 mesi di assenza.
Ero stato eletto da poco, era l’anno del Covid e le persone avevano bisogno di aiuto in diversi campi, in alcuni casi i cittadini erano davvero disperati.
“Quando vivi tra la gente e sei un uomo del popolo è normale che le persone vengano da te per chiedere aiuto. Tra l’altro avevo deleghe pesanti per cui non potevo fermarmi, non avevo ore sul posto di lavoro ma mi sono sentito ugualmente di andare. A volte ho timbrato, altre volte non ci ho pensato. Ho scelto dunque di patteggiare per chiudere la vicenda e già nel dicembre scorso, quando mi sono stati contestati gli 800 euro, ho restituito la cifra richiesta. Non ho fatto altro che soddisfare le esigenze della popolazione, ho voluto rispondere alla gente che mi ha dato una preferenza: ripeto, ho sbagliato ma ho pagato e l’ho fatto per i tagliacozzani”.
Secondo la procura di Avezzano l’ammontare complessivo delle ore contestate è pari a 54 ore e 14 minuti, che equivalgono appunto a 822,44 euro. Ore che di fatto sono pari a 6-7 giorni lavorativi. “Questa sentenza – ha aggiunto – la prendo come ammonimento: è vero che ho tolto ore al mio lavoro, ma quelle ore le ho dedicate alla gente di Tagliacozzo”.
Giovagnorio ha tenuto quindi a precisare di aver sempre svolto il suo lavoro con passione, come nel caso del terremoto dell’Aquila. senza mai percepire pagamento di straordinari.
“Quando mi hanno chiamato per il terremoto dell’Aquila, mi sono sempre mosso senza chiedere alcun rimborso e con la mia auto, non ho mai preteso straordinari, mai. Sono stato vicino ai colleghi aquilani, ho lavorato molto più delle ore ‘standard’, anche dalle 7 alle 19 in alcuni giorni e credo che se ci fosse stato un minimo di comprensione non sarebbe andata in questo modo, ma va bene. L’ho fatto con la volontà di amministrare bene la mia città”, ha concluso.
A.C.P.