“Il cosiddetto modello L’Aquila seguito in ambito di ricostruzione fa scuola e diventa un esempio per guardare al futuro della sicurezza sul lavoro con maggiore consapevolezza, cercando da un lato di abbassare la drammaticità dei dati dell’Inail sugli infortuni denunciati, e dall’altro di far emergere quelli taciuti, attraverso la formazione professionale, un fondo per le imprese dedicato ai corsi specifici, e con il supporto tecnologico”.
Lo afferma Massimo Lombardo, presidente provinciale di Federterziario, l’associazione datoriale che lo scorso anno ha costituito la sua sezione dell’Aquila dopo quelle di Teramo e Pescara e che nel corso del 2024, con l’apertura in provincia di Chieti, conta di completare l’assetto regionale.
“Abbiamo deciso di rivolgerci alle piccole e medie imprese dando loro rappresentatività sul territorio provinciale e regionale, sostenendole in un percorso formativo che possa aumentare il loro livello di professionalità può essere uno strumento anche per salvaguardarne il lavoro e garantirne il futuro”, fa osservare Lombardo. “Il nostro obiettivo è dare risposte alle partite Iva e alle pmi, mondo dal quale veniamo”.
Da circa 30 anni Federterziario è costituita di 80 associazioni territoriali ed è al fianco di 90mila piccole e medie imprese italiane del settore del terziario, dei servizi, della piccola impresa industriale, commerciale, agricolo e delle libere professioni e del lavoro autonomo in generale.
“La sicurezza sui luoghi di lavoro. Criticità, analisi e opportunità” è stato anche il tema al centro del convegno nazionale di Fedeterziario, lo scorso dicembre a Roma, alla cui organizzazione la sezione aquilana ha contribuito in modo diretto.
“Quello della sicurezza non è soltanto un tema lavoristico”, ha spiegato in quella occasione il segretario generale Federterziario Alessandro Franco, “ma soprattutto sociale, quindi non riguarda solo imprese e lavoratori ma coinvolge tutto il mercato del lavoro e l’intero Paese. E inoltre è un tema che non riguarda solo il presente ma anche il futuro delle nuove generazioni. Pertanto, riteniamo non si possa prescindere dal dialogo e dal confronto tra le parti sociali e le istituzioni, affinché tutti possano contribuire a promuovere un dialogo sociale e una cultura del lavoro, che riducano sensibilmente o addirittura azzerino i dati preoccupanti in materia di malattie e infortuni sul lavoro”.