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L’Aquila, Pd contro la scelta di installare una lapide commemorativa in memoria di Sergio Ramelli

"Provare a decontestualizzare il singolo episodio, per farne occasione di rivalsa, di rivincita, è un’operazione inaccettabile che sta dentro, tra l’altro, al tentativo ossessivo della destra di riscrivere la storia"

COMUNICATO STAMPA

Il Pd L’Aquila interviene a gamba tesa sulla decisione del Comune dell’Aquila di installare una targa per commemorare il giovane Sergio Ramelli, studente ucciso nel 1975 a Milano.

 

LA NOTA

A pochi giorni dalla Perdonanza celestiniana, col suo messaggio universale di pace e riconciliazione che dovrebbe essere esaltato e che, invece, viene completamente offuscato dalla narrazione di una presunta rinascita che passa da un cartellone di concerti su enormi palchi finanziati con milioni di euro di fondi pubblici, la Giunta comunale dell’Aquila ha stabilito di apporre una lapide commemorativa in memoria di Sergio Ramelli in un’area prospiciente il Liceo Classico “Domenico Cotugno”.

 

Persino la commissione Onomastica del Comune dell’Aquila aveva bocciato la proposta, chiarendo come non sussistessero i requisiti previsti dai regolamenti comunali e dalle normative nazionali che prevedono, lo ricordiamo, l’esistenza di un forte legame con la realtà territoriale o, in caso diverso, che si ricordino figure di ampio respiro nazionale o internazionale e in qualche modo rappresentative della comunità.

 

Biondi, però, ha deciso di ‘tirare dritto’ su una posizione chiaramente divisiva, richiamando strumentalmente le vittime innocenti “cadute nel nome di una contrapposizione ideologica archiviata dalla storia” e parlando di “pacificazione nazionale”. Se non fosse che, in Consiglio comunale, lui stesso ha invitato la maggioranza a bocciare l’emendamento del centrosinistra all’ordine del giorno per l’apposizione della lapide presentato da Claudio Pagliariccio che intendeva impegnare il sindaco a promuovere, in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale e provinciale, iniziative per diffondere la conoscenza dei drammatici anni di piombo, e a realizzare ed installare una targa commemorativa per ricordare – appunto – tutte le vittime di quel tempo, così da non alimentare nuove tensioni o dolorose rivalse generando una memoria rispettosa della storia che il paese ha vissuto.

 

Tra l’altro, lo stesso invito era arrivato proprio dalla commissione Onomastica che aveva suggerito l’intitolazione di uno spazio pubblico a tutte le vittime del terrorismo.

 

La tragica vicenda legata all’uccisione del giovane Sergio Ramelli sta dentro un fenomeno storico complesso, controverso, caratterizzato da eccessi di violenza, sia da una parte che dall’altra; è una storia che andrebbe studiata, approfondita, spiegata, a partire dalla stagione dello stragismo che sentenze oramai definitive della magistratura hanno dimostrato essere di inequivocabile matrice neofascista.

 

Provare a decontestualizzare il singolo episodio, per farne occasione di rivalsa, di rivincita, è un’operazione inaccettabile che sta dentro, tra l’altro, al tentativo ossessivo della destra di riscrivere la storia.

 

Ancora più inaccettabile è la proposta di portare questo approccio nelle scuole: la scuola dovrebbe restare fuori da operazioni squallide di uso politico della storia, e dovrebbe essere anzi il luogo di edificazione pacifica di una memoria collettiva.

 

La verità è che, in questo modo, si tenta di restituire identità, e di ravvivare spirito di appartenenza, ad un fronte politico anche, e soprattutto, per coprire i fallimenti politici e amministrativi, le promesse tradite, le difficoltà che si riscontrano quotidianamente nel governo del paese e delle città. Dividere, cercare sempre un nemico cui contrapporsi: questo è l’obiettivo.

 

Succede a livello nazionale, succede all’Aquila: in una città dove è oramai negato il diritto alla salute, con una Asl messa in ginocchio da una mala gestione che provoca difficoltà quotidiane ai cittadini e alle cittadini più fragili, in una città dove si consumano episodi di violenza sempre più efferati dietro la vetrina di un corso ripavimentato, in una città dove bambine e bambini frequentano ancora moduli ad uso scolastico pensati per l’emergenza senza aver mai visto una scuola in muratura, in una città incapace di spendere i fondi destinati allo sviluppo economico e sociale, dove il lavoro di qualità è oramai una chimera, con i giovani costretti a emigrare per trovare un senso al loro percorso di vita, il sindaco dell’Aquila non trova di meglio che occuparsi di una targa in memoria di Sergio Ramelli.

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