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Addio a Ugo Marziale, figura storica dell’Avezzano Calcio

‘Aveva lottato contro un cuore ballerino e alla fine dei 90 minuti Ugo Marziale non è riuscito a vincere la sua partita… Si è spento nella notte di oggi nell’ospedale civile di Avezzano. Manutentore del manto erboso dello stadio dei Marsi per tutti i sette anni di presidenza Paris, era uomo di fiducia della società biancoverde. Passa le redini al nipote Giovanni Maceroni, ma per noi resterà sempre e solo un grande dispensatore di consigli. Buon viaggio Ugo. Ti vogliamo bene. Condoglianze alla tua famiglia’.

L’Avezzano calcio piange, con queste parole, la scomparsa di una figura storica. L’importanza acquisita agli occhi della gente, nel caso di Ugo, è direttamente proporzionale a quanto dato nel tempo ai colori biancoverdi per puro e semplice amore della maglia. Ugo marziale è venuto a mancare durante la notte, all’età di 68 anni, nelle stanze del presidio ospedaliero di Avezzano. Aveva accusato un malore nel giorno della gara tra Avezzano e Muravera, lo scorso 2 ottobre, proprio tra gli spalti del suo amato stadio. Fortemente provata la squadra dopo la triste notizia, non sono mancate parole commosse dei calciatori.

«Una presenza fissa allo stadio – ha spiegato Angelo Persia, uno dei più giovani alla corte di Gianni Paris, alla sua seconda stagione al Dei Marsi – uno di quelli che ti aspetti sempre stia lì. Ogni giorno parlavamo delle partite, commentavamo insieme quello che succedeva sul campo, sentiremo la sua mancanza».

Un pensiero semplice ma sentito nei confronti di un uomo che, ormai, era una vera e propria istituzione avezzanese. Puntuale anche il ricordo di Luca Di Genova, bandiera biancoverde, portavoce di uno spogliatoio ancora scosso dalla perdita.

«Onestamente siamo sconvolti, anche perché non avevamo ricevuto avvisaglie, non credevamo che la situazione fosse grave. Ugo era uno di noi, era dentro lo spogliatoio e la cosa che mi dispiace è non aver capito cosa stava accadendo. In queste circostanze non c’è molto da dire, alla fine si finisce col ripetere sempre le stesse cose. Io ricorderò le sue battute parlando di pallone, il suo modo di fare, le litigate simpatiche quando non voleva entrassimo in campo per l’allenamento perché aveva curato il prato. Una persona d’esperienza – ha concluso Luca Di Genova – era e resterà parte della nostra grande famiglia».

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