Misure di contrasto alla crisi Covid. Solo il 2,2% delle imprese abruzzesi ha ottenuto fin qui il diritto ad essere finanziato. Sono complessivamente 2781, per un importo totale che sfiora i 127 milioni di euro, le domande pervenute fino al 6 maggio dall’Abruzzo al Fondo centrale di Garanzia dal 17 marzo scorso, data di entrata in vigore dei cosiddetti decreti “Cura Italia”, “Liquidità” e degli altri provvedimenti varati dal Governo Conte per far fronte all’emergenza Coronavirus.
Le richieste, ora in attesa di finanziamento dopo il via libera delle banche cui le imprese avevano presentato le loro richieste, sono state presentate in stragrande maggioranza nella provincia di Chieti (1146, per 41 milioni e 841mila euro complessivi), seguita da Pescara (595; 30 milioni per 335mila euro); Teramo (584; 25 milioni per 836mila euro) e L’Aquila (456, per 28 milioni e 951mila euro).
I dati, diffusi dal Ministero dell’Economia e dal Mediocredito Centrale, testimoniano come, ad oggi, “la stragrande maggioranza del sistema produttivo locale sia ancora in attesa di quella liquidità necessaria a scongiurare in questa fase drammatica il rischio fallimento: in Abruzzo sono infatti circa 126mila le imprese attive, e dunque le percentuali sono presto fatte”.
Così, la CNA Abruzzo, per bocca del direttore regionale Graziano Di Costanzo «chiede una decisa svolta» osservando come, a due mesi dall’avvio di una crisi tanto improvvisa quanto devastante «sia solo il 2,2% delle imprese abruzzesi a vedersi riconosciuto il diritto al finanziamento. Insomma, il mondo degli istituti di credito, nonostante l’Associazione bancaria italiana segnali negli ultimi giorni una crescita cospicua delle domande di finanziamento, continua a procedere piuttosto lentamente. Non rispondendo alla richiesta di liquidità veloce necessaria ad attenuare i gravissimi danni del momento».
Analizzando più nel dettaglio le cifre fornite dal Fondo centrale di Garanzia, si osserva però che le richieste di finanziamento fino a 25mila euro, tipiche delle imprese più piccole, rappresentano la stragrande maggioranza del totale: sono infatti 2452, ovvero l’88%, con circa 49 milioni di finanziamento richiesto: cifra che però rappresenta poco meno del 39% del totale. «Si tratta – dice Di Costanzo – dei finanziamenti che godono della garanzia totale fornita dallo Stato, e che quindi avrebbero dovuto essere erogati quasi automaticamente. E invece scontano anch’essi ritardi inaccettabili: ci risulta tra l’altro che alcuni istituti di credito abbiano adottato modalità tecniche piuttosto complesse, con l’applicazione di specifici software non di uso comune tra le aziende». «Siamo consapevoli – conclude – delle difficoltà operative in cui si trovano ad operare in questo momento le banche, cui offriamo la nostra piena collaborazione attraverso i nostri uffici e il nostro confidi. Tuttavia è fondamentale che facciano tutti gli sforzi necessari a far arrivare la liquidità soprattutto al mondo della micro e piccola impresa, ormai allo stremo».