Le Feste di paese sono come le nonne di una volta: quelle matrone sapienti e sopraffine, regine di una lunga e solida famiglia educata e cresciuta. Il loro spirito, infatti, anche a distanza di molto tempo e di tanti anni trascorsi, rimaneva sempre giovane, inebriato dalla presenza forte e robusta delle tradizioni, come se queste ultime fossero fatte di argilla, sempre pronte ad essere modellate dalle mani creative ed attuali del tempo presente. Colleongo, domani, si risveglierà proprio sotto il sole di una di queste Feste. I festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate, infatti, Santo protettore dei custodi della terra, i contadini, e degli animali domestici, sono già partiti questa domenica, 15 gennaio, ma concluderanno martedì.
Nella giornata di domani, invece, lunedì 16 gennaio, nel pomeriggio, si apriranno le danze vere e proprie della tradizionale ricorrenza religiosa, con la classica accensione delle cuttore, le pentole di grosse dimensioni, anticamente utilizzate per cuocere i chicchi di granoturco. Alle ore 20, invece, avverrà l’accensione dei torcioni, seguita, alle ore 21, dalla tradizionale processione. «Offrire ciò che si ha agli altri: questo è il vero potere di un paese come Collelongo; – afferma il sindaco Rosanna Salucci – sulla carta composto da 1242 abitanti, ma, nella vita di tutti i giorni, formato da 1242 uomini e donne d’affari, di quegli affari, ovviamente, di cuore, legati, cioè, alla più profonda e matura cultura in merito al proprio luogo di provenienza e di residenza. Il presidente Luciano D’Alfonso, domani, rimarrà, senza dubbio, stupito dalla nostra accoglienza e dalla nostra bravura insita nell’atto di far rivivere momenti passati fra le quattro mura delle abitazioni di una volta, rimaste, oggi, così come erano allora, quasi rubate alle ruote sempre in corsa del destino».
Il presidente della Giunta regionale d’Abruzzo, quindi, sarà ospite del piccolo Comune marsicano, proprio per prendere parte alla tipica Festa annuale. L’ultima volta che è stato ospite di Collelongo, correva il giorno 13 ottobre scorso. Il sindaco Salucci lo ha invitato personalmente alla ricorrenza, nei primi giorni di gennaio e lui, evidentemente, come recita la sua bacheca di Facebook, ha, alla fine, accettato. Il culto di Sant’Antonio Abate, quindi, verrà ricordato anche dai modi di fare della politica regionale, chiamata a decidere, molto spesso, il bello ed il cattivo tempo in merito a tante questioni che riguardano anche le comunità montane, le quali, nonostante tutto, resistono agli acciacchi dell’attualità. Il Santo venerato a Colleongo è, forse, l’esempio più fulgido circa la testardaggine di resistenza e di resilienza tipica dei suoi abitanti. La leggenda, di fatti, lo vuole protagonista di una visione, in cui, da eremita, sognava di dividere la giornata fra l’arte della preghiera e l’intreccio di una corda. Da ciò, il Santo, sempre secondo la leggenda, dedusse che, nella vita, oltre alla preghiera, l’uomo religioso avrebbe dovuto dedicarsi anche ad un’altra attività più concreta. Nella Marsica, batte forte, di fatti, un cuore dedito non solo alla carità e all’attenzione verso lo spirito ed il prossimo, ma anche all’attenzione verso la tenacia indirizzata a mete realistiche e di pubblica utilità.
Le varie Cuttore, infine, sistemate all’infuori delle case, saranno benedette e le torcette faranno esplodere, di notte, tutto il paese di luce. La tre giorni in onore di Sant’Antonio Abate concluderà, poi, con la classica ed attesa benedizione degli animali e con i giochi popolari in piazza Ara dei Santi. Il rispetto delle ricorrenze del passato, quindi, mira ad educare le future generazioni non solo a rispettarsi tra di loro ma anche a rispettare i propri padri fondatori, i quali, in un tempo non troppo lontano, in un piccolo brandello di terra videro la nascita di una città forte da costruire e da crescere, avendo sempre fede nel tempo, nei pensieri e nei passi onesti degli uomini che sarebbero venuti dopo di loro.
Foto di: collelongo-go