L’Abruzzo non è una regione Youth-friendly, cioè non offre ai giovani le condizioni migliori per lavorare e fare impresa. Di conseguenza anche il Chietino e l’Aquilano fanno registrare basse performance in termini di valore dell’indice territoriale rispetto al valore medio nazionale.
È quanto emerge da un approfondimento che il Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila ha condotto sui dati contenuti nel rapporto dedicato all’Indice dei territori youth-friendly per impresa e lavoro, curato dalla Confederazione nazionale.
Nella classifica generale, l’Abruzzo si posiziona al tredicesimo posto.
L’Indice di Confartigianato misura le condizioni dell’habitat sulla base di 13 indicatori che comprendono, tra l’altro, il tasso di occupazione under 35, la presenza di giovani imprenditori, la collaborazione scuola-imprese, la diffusione dell’apprendistato, il saldo migratorio dei giovani verso l’estero o altre regioni.
In particolare, dal rapporto, presentato alla Convention annuale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato che si è svolta nei giorni scorsi a Roma, emerge che l’Abruzzo, con un indice pari a 482 (la media italiana è 627), si posiziona al tredicesimo posto della classifica nazionale, guidata da Lombardia, Piemonte e Veneto. A pesare sul dato abruzzese sono soprattutto la bassa diffusione dei contratti stabili offerti ad under 30, la bassa diffusione dell’apprendistato, il saldo migratorio verso altre regioni di giovani di età compresa tra 25 e 39 anni e la dinamica negativa dei prossimi 40 anni della popolazione 25-24 anni.
A livello territoriale, sia la provincia di Chieti sia quella dell’Aquila si piazzano nella parte bassa della classifica: la prima, con 468 punti, è 81esima; la seconda, con 493 punti, è 75esima.
“I giovani – afferma il presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Chieti L’Aquila, Matteo Pantalone – sono il futuro del tessuto produttivo abruzzese e del ‘made in Italy’. I tantissimi under 35 che, anche in Abruzzo, sono fuori dal mercato del lavoro rappresentano un assurdo ‘spreco’. Si tratta di una vera e propria emergenza da affrontare rapidamente. L’Anno Europeo delle Competenze, proclamato per il 2023 dall’Unione Europea, deve essere l’occasione per cambiare davvero, facendo leva sulla formazione, su un nuovo e intenso rapporto tra scuola e imprese per trasmettere il ‘saper fare’ e su misure per sostenere la creazione d’impresa. Sono poi fondamentali, nel mondo delle Micro, piccole e medie imprese, strumenti che favoriscano il passaggio generazionale in azienda, perché troppe attività artigiane, patrimonio della nostra economia – conclude Pantalone – stanno scomparendo”.