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Al Santuario di Pietracquaria torna il presepe meccanizzato: in un mini-mondo, la fede e la Parola

L’atto della preghiera non è immune da sacrifici. Raccontare a Dio, di fatti, fare del dialogo con l’Alto e con sé stessi è un’azione quotidiana, non senza fatica. Al Santuario della Madonna di Pietracquaria, ad Avezzano, questa volta, la forza di volontà ha dato alla luce una bella lezione a chi crede che la parabola sia solo una storia vergata in bella grafia. Dopo anni di assenza, infatti, è tornato ad essere ‘messo in moto’ il presepe meccanizzato del Santuario. Padre Orante, artefice assieme ad altri della riscoperta in chiave epifanica del presepe, così ha salutato la novità del Santuario: «Il presepe è stato allestito a ridosso dell’Immacolata, quindi verso l’8 dicembre, e verrà smantellato il 7 di gennaio. I fedeli avranno ancora poco tempo per ammirarlo, quindi. Devo ammettere che, per noi, il presepe è stato un gradito ritorno».

 

img_5998La collaborazione di tutti, amici del Santuario e frequentatori assidui, ha portato, alla fine, alla genesi fortunata di questo dono natalizio per la comunità avezzanese. Il Santuario della Madonna di Pietracquaria è un crocevia delle preghiere di molti. Come quelle strade che portano tutte a Roma, passando comunque per altre città d’Italia, anche la Chiesetta dedicata alla Madonna del Monte Salviano rappresenta un incrocio ineludibile, se si capita a transitare per i numerosi Comuni marsicani che fanno la guardia all’ex Lago. Si deve salire è vero, ma la salita diventa una discesa per l’anima che vuole correre. «Al Santuario, da tantissimi anni, v’è sempre stata l’abitudine di progettare un presepe dai connotati molto particolari, allargato, ovviamente, a tutti i personaggi della Natività. Dopo anni di abbandono, quest’anno abbiamo iniziato di nuovo a costruirlo in modo diverso, tornando, quindi, alle vecchie abitudini di una volta e utilizzando anche personaggi meccanizzati, che si muovono e compiono delle azioni». Dieci giorni di lavoro interi hanno portato a questo risultato finale, che, di certo, non è sfuggito all’occhio attento di chi, a messa, va ogni domenica. «I fedeli sono rimasti felici ed entusiasti. L’entità del presepe, o almeno la sua vetusta tradizione, colpisce, di fatti, ancora tanto i piccoli quanto i grandi, come se non ci fosse un’età ‘adatta’, per così dire, a godere del piccolo mondo racchiuso fra le pareti montane, fatte di cartapesta».

 

In un presepe, vive la maternità, la paternità, l’affetto del villaggio e la povertà trasformata in ricchezza, assieme al credo di un popolo intero. Il tutto letto attraverso personaggi di legno o di ceramica dipinta, che fanno gola alle fantasie del gioco e del ludo dei bambini. «Il presepe crea quell’atmosfera francescana di greggio. – conclude Padre Orante – Quest’anno, quindi, la sacra natività della Madonna di Pietracquaria ha differito rispetto a quella dello scorso anno in due punti specialmente: negli anni passati, il presepe si allestiva in Chiesa, in una cappella assai ridotta e a terra; a partire da adesso, invece, esso ha preso vita su di un piano rialzato, nei pressi del quadro della Madonna esposto. Per dar vita ad un risultato così, ci è voluto il tempo, ma soprattutto ci è voluta la passione». Sembra una notizia da poco, questa, rispetto alle altre che frantumano, con il loro fragore da cronaca nera, le pagine web delle persone. Ma il simbolo del presepe è una benedizione, se ancora se ne sa riconoscere la magia che provoca dentro.

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