“Le ferite di un corpo umano possono cicatrizzarsi ma, se dovessero essere trascurate, saranno destinate a riaprirsi”, queste le parole del giornalista e storico Paolo Mieli ieri, 20 gennaio, davanti ad un Teatro dei Marsi, gremito di giovani studenti desiderosi di riflettere sugli errori della storia che si intrecciano con l’attualità, proprio per evitare di ripeterli. Il libro “ferite ancora aperte” dell’ex direttore del Corriere della Sera è stata l’occasione per gli studenti della Marsica per approfondire questioni purtroppo molto conosciute, come il conflitto in Ucraina ed eventi che sono stati meno sotto i riflettori negli ultimi anni, come i tanti eccidi, fra cui quello dell’Indonesia. Le domande poste a Mieli dal prof. Fabrizio Marinelli, sotto forma di una composta conversazione pubblica e quelle degli studenti, fra cui Diana, hanno permesso a Mieli di condurre la platea a ricordare che tutto ciò che ha prodotto dolore necessita di essere rivisitato; il compito dello storico, come anche quello del giornalista, è quello di andare a scavare anche questioni già affrontate e di analizzare sia le ragioni dei perdenti che dei vincitori. In questa importante occasione, promossa dal Comune di Avezzano, al termine della conversazione pubblica diversi studenti del giornale scolastico “Yawp” del Liceo Scientifico “M. Vitruvio”, hanno colto l’opportunità di confrontarsi direttamente con Mieli.
L’intervista è partita con accoglienza e naturalezza parlando dei modelli a cui si è ispirato quando era agli inizi della sua carriera giornalistica: “il mio sguardo, negli anni Settanta, è andato all’estero, soprattutto al mondo anglosassone, ad esempio a Walter Conkrite” e ha sottolineato che “vedere e seguire un giornalista di un altro paese può dare ulteriori spunti, che si aggiungono a quelli delle grandi penne nazionali”. Ha ricordato infatti che i giovani devono dare importanza alle lingue straniere, in particolare all’inglese, che oggi è un codice essenziale per accedere a qualsiasi contesto. Il discorso poi è passato al suo stile vero e proprio, intriso spesso di ironia, che è rilevante anche nella vita quotidiana: Mieli infatti riprendendo la conversazione pubblica avuta poco prima, in cui si è sottolineato quanto i toni aggressivi e troppo alti di una gran parte di politica non siano fruttuosi e utili alla società, ha affermato: “personalmente quando dialogo con qualcuno e sto per scaldarmi chiamo in aiuto subito l’ironia per stemperare e se devo dir male di qualche personaggio trovo sempre prima l’aspetto positivo per poi andare al mio obiettivo: è un artificio retorico”, e concludendo con il suo sorriso sottile e accattivante ha detto: “non mi sento il rappresentante del bene contro il male, ma credo che un mio nemico potrebbe divenire mio amico se riuscissi a fargli cambiare idea”. È stato emozionante averlo a pochi centimetri, con il suo carisma e il suo garbo. L’occasione è stata un’esperienza formativa, con uno dei più alti esponenti del giornalismo italiano, per comprendere più a fondo questo mestiere così complesso.
Tommaso Caroli Lorenzo Cherubini Davide Doveri
Alcune domande a Paolo Mieli
Intervista di alcuni studenti del Liceo Vitruvio