«Questa proposta di legge nasce dalla necessità di eliminare un evidente vuoto legislativo nazionale in tema di allevamento di cani». Ha esordito così il Consigliere regionale Leandro Bracco nel presentare il suo progetto di legge alle Camere che riguarda la cinotecnica.
Attualmente la materia è regolamentata dalla legge n. 349 del 1993 che stabilisce che «non sono comunque imprenditori agricoli gli allevatori che producono nell’arco di un anno un numero di cani inferiore a quello determinato, per tipi o per razze, con Decreto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali» dove il numero di cani necessario affinché non si sia dichiarati allevatori deve essere inferiore a 5 fattrici che annualmente producano un numero di cuccioli inferiore alle 30 unità.
«Nel corso degli anni la disciplina legislativa è risultata carente e gravida di conseguenze nefaste – ha dichiarato Bracco – in quanto ha dato vita, accanto al proprietario del singolo o di pochi cani e all’allevatore professionale, a un terzo genus di allevamento ossia quello ‘amatoriale’. Ovvero chiunque avesse un numero di fattrici inferiore a 5 o producesse annualmente un numero di cuccioli inferiore a 30 svolge sostanzialmente l’attività di allevatore di cani, ma a livello legislativo non viene considerato né imprenditore agricolo né semplice detentore (si pensi ad esempio alla persona che alleva 6 fattrici che producono in un anno 29 cuccioli).
«Tale forma di allevamento – sottolinea Bracco – sfugge alla disciplina che impone invece all’allevatore professionale di cani (o imprenditore agricolo ai sensi del D.M. 28 gennaio 1994) di ottemperare a una serie di norme e prescrizioni che obbligano di tenere determinati comportamenti e di adottare specifiche cautele finalizzate a garantire una corretta gestione e detenzione degli animali e contemporaneamente assicurare la sicurezza delle persone che entrano in contatto con gli stessi».
«Le leggi regionali in materia hanno in vario modo tentato di arginare il fenomeno degli allevamenti amatoriali, purtroppo senza successo – ha ricordato il Consigliere regionale – Infatti a oggi proprio gli allevamenti amatoriali proliferano non solo in Abruzzo ma in tutta Italia con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti (bambini sbranati dai cani del padre o del nonno e allevatori aggrediti e uccisi dai propri cani)».
Al fine di consentire la salvaguardia della salute degli animali e di conseguenza delle persone che entrano in contatto con i medesimi è stata predisposta questa proposta di legge parlamentare che abbassa drasticamente il numero di fattrici o il numero di cuccioli prodotti annualmente necessari per essere considerati imprenditori agricoli (numero pari o superiore a tre fattrici o che producano ogni anno un numero di cuccioli superiore a 12). «Tutto questo al fine di tenere un comportamento etologicamente corretto e rispettoso degli animali che – ha sottolineato Leandro Bracco – per motivi di razza e/o età, non può certamente portare a esigere per tutte le cagne il medesimo standard riproduttivo. Il mancato buon esito di un accoppiamento (atteso che di norma ne sono possibili solamente due per ogni anno) o un numero limitato di cuccioli prodotti, per l’allevatore-imprenditore implica necessariamente l’esigenza di mettere a frutto ogni successivo tentativo rischiando, oltre che un inevitabile stress per le fattrici, anche una riduzione delle cagne a mere replicanti di razza».
In conclusione il Consigliere di Sinistra italiana ha rilevato come occorra stabilire l’effettiva differenza tra «semplici proprietari di cani e imprenditori agricoli nel settore dell’allevamento dei medesimi – precisando infine che – per esercitare tale professione, gli stessi imprenditori dovranno obbligatoriamente seguire dei corsi per ottenere la relativa qualifica qualora non siano già in possesso di una laurea specialistica in materia».
Foto di: Messaggero Veneto
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