Le aree interne e il Pnrr sono stati al centro del dibattito svolto durante la presentazione del V Rapporto sui Comuni 2023 di Ifel e Cà Foscari, presentato all’Aquila nella sede del Gssi – Gran Sasso Science Institute.
Il convegno ha raccolto i contributi, tra gli altri, del ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, del direttore di Ifel Pierciro Galeone e della direttrice dell’area di Social Sciences del Gssi, la professoressa Alessandra Faggian.
“La strategia alla quale stiamo lavorando è valutare nel dettaglio gli aspetti collegati alle necessità di implementazione e modifica del Pnrr, e allo stesso tempo riallinearlo alle politiche di coesione 2021-2027 – ha spiegato da remoto Raffaele Fitto – l’idea è vedere una strategia unica che possa guardare all’uso di queste risorse, immaginando da una parte una nuova governance, e dall’altra scelte fondamentali sulle semplificazioni. Ci sono non poche difficoltà, ma il nostro lavoro con la Commissione europea procede costantemente”.
Difficoltà che ben conoscono appunto le aree interne, cioè i territori più distanti dai luoghi dove sono erogati i principali servizi di cittadinanza legati alla salute (ospedali), all’istruzione (scuola), alla mobilità (trasporti e internet).
Si tratta di circa 13 milioni di cittadini che vivono in 3.834 comuni (dato 2021), il 48,5% del totale, su un territorio che copre i tre quarti della superficie nazionale. Una fetta importante di Italia che non è stata solo marginalizzata dalle politiche degli ultimi 40 anni, il cui tasso di spopolamento è triplo rispetto alla media nazionale, ma che detiene anche una disponibilità elevata di importanti risorse ambientali (idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere) utili per l’intero Paese.
“Le aree interne sono un grande tema nazionale. È in gioco il futuro equilibrio territoriale dell’Italia – ha detto Pierciro Galeone, direttore di IFel – Lo spopolamento – ha proseguito Galeone – nasce dalla perdita delle tradizionali funzioni produttive e da una distanza dai poli urbani che non permette il pendolarismo diurno”.