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Bimbi mai nati, Pd: “Macabro e offensivo obbligo sepoltura feti”

"Il rinvio della discussione odierna sul pdl 203 deve determinare la fine di questa terribile parentesi"

L’aborto esisteva, anche prima della sua legalizzazione, come pratica, in Italia. Esisteva ed era un affare di donne: donne che per procurarselo rischiavano la vita, che si organizzavano, si consigliavano e si aiutavano reciprocamente”.

inizia così la dichiarazione di Marielisa Serone e di Quirino Crosta, per conto del Coordinamento politiche di genere e diritti del Partito Democratico abruzzese.

Crosta e Serone spiegano: “L’aborto era un’esperienza in cui si registrava una fortissima tensione tra controllo dello Stato, da una parte, di autonomia e competenza femminile dall’altra. Ed era una esperienza profondamente privata, che pure insisteva in un quadro normativo punitivo che vedeva. Oggi la 194, nel suo essere una legge di mediazione con più di 40 anni di età, fa in modo che non solo le donne possano abortire in piena sicurezza, ma tutela la loro autodeterminazione in uno stato di diritto che prevede la libertà sul proprio corpo. Bene, da questione privata è diventata questione totalmente pubblica, in cui le donne e la loro volontà vorrebbero non si considerasse affatto. Il rinvio della discussione odierna sul pdl 203 deve determinare la fine di questa terribile parentesi: la richiesta avanzata dal consigliere PD Blasioli è quella di non ripresentare mai più un proposta simile, derivato ideologico della peggiore destra sovranista alla quale tutto il centro destra dovrebbe inchinarsi”.

Michele Fina, segretario del Pd Abruzzo, aggiunge: “È proprio questa libertà a determinare scompiglio in quelle destre che vorrebbero, dietro la scusa di una tutela alla vita di fatto aleatoria e ipotetica, agire contro la volontà delle donne, decidendo – questo è quello che avrebbero voluto i consiglieri Testa, Quaglieri e Liris, – di obbligare per legge alla sepoltura dei feti e dei prodotti di aborto a prescindere dalla volontà delle donne sottopostesi a quella pratica. È l’iniziativa più macabra che abbia mai sentito. Un insulto alle donne; nei loro confronti profondamente insensibile della complessità e del dolore che vivono nelle scelte abortive. Scelte che derivano da storie e situazioni completamente diverse le une dalle altre e che questa legge vorrebbe raccogliere in un unico fascio per sottoporle al pubblico ludibrio. Al fondo c’è l’idea di un dominio, condito da violenza culturale, sulle donne che debbono ubbidire o esporsi ad una pubblica metaforica lapidazione”.

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