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Carcere L’Aquila a rischio chiusura? Uil chiede garanzie

Nardella (UIL PA polizia penitenziaria): "TAR tenga conto delle peculiarità che ha il carcere del capoluogo abruzzese ad essere la struttura con il più alto numero di detenuti d'Italia ristretti al cosiddetto regime speciale"

Dopo aver appreso a mezzo stampa che mercoledì scorso il Consiglio di Stato ha rimandato al Tar la decisione del Commissario per gli usi civici che da tempo ha riconosciuto che i terreni su cui è stato costruito il carcere di massima sicurezza de L’Aquila sono di proprietà dei ‘naturali’ della frazione di Preturo, il segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria nonché componente della segreteria confederale CST UIL Adriatica Gran Sasso Mauro Nardella torna sulla questione che sta tenendo col fiato sospeso tutto il personale operante presso la struttura penitenziaria delle Costarelle.

Così in una nota Mauro Nardella, segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria e componente della segreteria confederale CST UIL Adriatica Gran Sasso

“Il terreno sul quale è stato edificato il carcere aquilano, stante a quanto emerge dal comunicato, sarebbe stato occupato abusivamente dal 1 luglio 1982 e quindi oggetto di un contenzioso che potrebbe confluire addirittura, seppur questa ipotesi sarebbe da ritenere assolutamente non auspicabile, nella chiusura del carcere e suo successivo abbattimento”, spiega.

“Vorrei augurarmi che la decisione che il TAR andrà a prendere tenga conto delle peculiarità che ha il carcere del capoluogo abruzzese ad essere la struttura con il più alto numero di detenuti d’Italia ristretti al cosiddetto regime speciale (e non “carcere duro” come erroneamente spesso si riporta) del 41bis – aggiunge – Confidiamo quindi nella saggezza dei contendenti affinché si trovi una soluzione condivisa e che faccia porre la parola fine all’annosa vicenda e, conseguentemente, all’infausto rischio della sua chiusura”.

“Il mio pensiero, a tal proposito, non può che andare a tutti gli operatori che in esso vi lavorano. Quelle persone, cioè, che per un verso o per un altro del carcere dell’Aquila, autentico indotto territoriale, ci vivono – concludono – A loro, spero, giunga un positivo riscontro della vicenda”.

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