“Nei giorni del commento sui dati sugli infortuni sul lavoro ci troviamo a piangere la morte di altri tre lavoratori. Quella di Casalbordino è una ferita che si riapre a tre anni dall’ultima tragedia avvenuta sempre alla Esplodenti Sabino. È tempo di smetterla di parlare di sicurezza sui luoghi di lavoro ripetendo dichiarazioni vuote, basta con gli slogan e cambiamo davvero le cose. E per favore, non chiamatele più morti bianche, perché sono rosse di sangue e dietro ognuna di esse ci sono sempre delle responsabilità”.
Sono le parole di Rita Innocenzi, da anni sindacalista Cgil e oggi componente del coordinamento politico del Pd, a seguito della tragica esplosione costata la vita a tre operai.
“Saranno ovviamente le indagini ad accertarle ma per la politica e le istituzioni è arrivato il momento di agire le parole non hanno più senso”, esorta Innocenzi.
“Chi conosce i processi produttivi e i modi di portare avanti il lavoro, in fabbrica, come per strada e in mille altri luoghi – osserva – sa che quotidianamente ci sono procedure scritte solo sulle carte e non rispettate alla lettera. Esistono gli errori umani, come umani però sono anche tutti quelli che fanno finta di non sapere”.
“In ogni luogo di lavoro si stabilisca numero minimo di addetti e numero minimo di ore per realizzare quella determinata lavorazione nel pieno, PIENO, rispetto della sicurezza; si stabilisca la possibilità di fermare la lavorazione da parte di chiunque, compreso l’ultimo degli operai con apposite modalità, se si ravvisa il mancato rispetto delle prescrizioni per lavorare in sicurezza; si istituisca con l’Inail una Direzione Speciale Nazionale a cui fa capo la materia e che abbia il compito di agire con un adeguato numero di risorse umane conformando metodi di intervento in tutto il Paese; si apra un confronto per arrivare a stabilire nuovi indirizzi della contrattazione e che sia di filiera e si introducano sistemi di promozione di prodotti e servizi che non si siano macchiati di infortuni e di morti sul lavoro, altro che Ministero del made in Italy, made in sicurezza piuttosto; si attivino le Regioni per confronti permanenti e specifici con Prefetture Parti Sociali e Ordini professionali e si faccia un lavoro a tappeto e da subito, nelle more di interventi di respiro nazionale”.
“Questa è la direzione da seguire se vogliamo davvero cambiare la storia. Il lavoro per essere dignitoso non può che essere sicuro”, conclude Innocenzi.