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Caso Collinzio D’Orazio, domani si torna in aula

20 i testimoni citati nell'impianto accusatorio, che verranno ascoltati per tutta la giornata di domani. Si scriverà un'altra pagina nel dibattimento incominciato settimane fa. Resta in piedi l'accusa di 'abbandono di incapace'.

Domani toccherà ai numerosi testimoni raccontare la loro verità.

Il processo in aula per la morte violenta di Collinzio D’Orazio, per lungo tempo rimasta un giallo, è incominciato esattamente il 10 novembre scorso, all’Aquila, presso la Corte d’Assise, con l’apertura del dibattimento e l’ammissione delle prove.

Un giallo che ha tenuto con il fiato sospeso tutta la Marsica per quasi tre lunghi anni. Il corpo senza vita dell’uomo di 51 anni venne ritrovato immerso nelle acque del fiume Giovenco, il 23 febbraio del 2019. La sua scomparsa era stata denunciata dai familiari esattamente il primo giorno dello stesso mese.

Seguirono, dopo la denuncia, tre settimane angoscianti e inargentate di ricerche in ogni angolo. Ricerche che andarono avanti simultaneamente ai progressi delle indagini, condotte, allora, dai Carabinieri della Compagnia della città di Avezzano.

Domani, a coordinare l’accusa, sarà presente in aula il pubblico ministero Luigi Sgambati. La Corte d’Assise, invece, sarà presieduta dal giudice Marco Billi.

Gl avvocati difensori sono Antonio Milo e Franco Colucci, entrambi del Foro di Avezzano.

Nella prima udienza per la morte di D’Orazio, sono state ammesse tutte le prove e sono state decise le altre date del processo. Domattina, sarà la volta della seconda udienza. Le prossime, invece, si terranno il 5 e il 19 dicembre, sempre all’Aquila.

Per i due giovani imputati, Mirko Caniglia e Fabio Mostacci, è venuta meno l’accusa iniziale, ovvero quella dell’omicidio volontario. Ora, pende sulla testa dei due il reato di abbandono di incapace. I familiari della vittima, costruite part civili nel processo, sono rappresentate dall’avvocato Mario Stefano Guanciale.

Tanti, tantissimi i giorni di ricerca: la svolta avvenne quando gli inquirenti ricostruirono gli ultimi attimi di vita dell’uomo, originario di San Benedetto dei Marsi. Collinzio aveva trascorso le ultime ore della sua esistenza in un bar del luogo. I due imputati sono stati gli ultimi a vedere in vita il 51enne. Secondo la tesi della difesa, dopo l’incontro in paese, i due lo avrebbero solamente riaccompagnato a casa, mentre secondo quanto asserito dall’accusa, i due imputati, dopo aver trovato D’Orazio nella piazza del paese in condizioni di instabilità psico-fisica, lo avrebbero fatto salire in macchina, abbandonandolo poi in stato confusionale.

Da valutare nel processo anche l’aggravante della morte conseguente all’abbandono della vittima.

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