Dopo anni, è arrivato il primo punto fermo messo al caso legato al nome di Collinzio D’Orazio, 51enne di San Benedetto dei Marsi, trovato cadavere nel fiume Giovenco dopo giorni estenuanti di ricerche e appelli da parte dei suoi familiari. Ieri sera, la decisione della Corte d’Assise: per i due imputati nel processo, Caniglia e Mostacci (di 30 anni), gli anni di reclusione in carcere saranno 3. La tesi dell’accusa si è fondata sul reato di abbandono della vittima con morte conseguente.
Affatto soddisfatta la difesa, rappresentata dagli avvocati Franco Colucci e Mario Flammini (difensore del Mostacci) e Antonio Milo (legale del Caniglia). Per i tre avvocati del foro di Avezzano, “la decisione dei giudici lascia meravigliati. Sicuramente ricorreremo in Appello. La sentenza, le cui motivazioni saranno note tra 90 giorni esatti, non lascia soddisfatto alcuno. I nostri assistiti sono innocenti”.
L’accusa è stata rappresentata in aula dal pubblico ministero Luigi Sgambati, che invece aveva chiesto 6 anni di reclusione. La Corte d’Assise che si è pronunciata ieri sera, invece, è stata presieduta dal giudice Marco Billi.