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Consiglio: manca numero legale, resa conti Lega-Biondi

Il Consiglio comunale dell'Aquila è saltato al secondo punto all'ordine del giorno. Pugno duro del Carroccio per riassegnazione deleghe

Il Consiglio comunale dell’Aquila è saltato al secondo punto all’ordine del giorno per mancanza del numero legale.

È andato in scena, dunque, lo scontro finale tra il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e il gruppo consiliare della Lega. Fratelli d’Italia e il gruppo del Carroccio sono ormai “ai ferri corti” da oltre un anno e proprio il capogruppo della Lega, Francesco De Santis, che aveva aperto la crisi di maggioranza, oggi è tornato a puntare il dito contro l’amministrazione.

Sul primo punto c’è stato un voto favorevole: tuttavia, nelle dichiarazioni di voto De Santis ha detto che la Lega ha voluto partecipare al primo punto, spiegando però che il Carroccio, rimasto senza assessori dopo i ritiro delle deleghe da parte del primo cittadino, si sente ormai in imbarazzo a ratificare le scelte di una Giunta di cui non fanno parte.

Il consigliere ha quindi annunciato che la Lega si riserverà di “riflettere attentamente su ciò che sta accadendo all’interno dell’amministrazione comunale”.

Dunque “il primo partito in città”, come ha ricordato nel suo intervento il consigliere, ha abbandonato i lavori, facendo mancare il numero legale. Anche l’opposizione è uscita dall’Aula “virtuale”, altro segnale importante per il sindaco.

Anche il centrosinistra, infatti, si è ricompattato – nonostante i rumors su possibili accordi tra Fd’I e Il Passo possibile.

Senza l’appoggio della Lega sarà difficile per il primo cittadino continuare a governare e terminare il mandato.

“A questo punto – ha dichiarato il primo cittadino in una nota – le strade possono essere solo due: o dimostrare responsabilità, rispetto delle istituzioni e confronto leale con tutte le componenti dell’attuale maggioranza oppure, in mancanza di questi requisiti, bisogna essere pronti ad affrontarne tutte le conseguenze”.

Intanto questo “messaggio” del Carroccio al sindaco Biondi, potrebbe costare all’amministrazione una sanzione – che potrebbe essere da 5 mila a 500 mila euro – per non aver approvato entro il 31 dicembre la razionalizzazione delle società Partecipate.

Proprio questo punto all’ordine del giorno, da quanto appreso, avrebbe creato mal di pancia all’interno della maggioranza ma soprattutto tra le opposizioni, che hanno giudicato l’atto come privo di contenuti.

A dimostrazione di ciò ci sono i 229 emendamenti presentati dal consigliere comunale Paolo Romano (Italia Viva) che – evidentemente e al netto del gran numero di emendamenti appunto – ha ritenuto scarna la delibera.

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