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Consiglio Regione, Paolucci: “Costretti ad abbandonare seduta”

Il capogruppo Pd: "Audio non funzionante, ci è stato impossibile partecipare alla Seduta"

“Costretti ad abbandonare la seduta del Consiglio regionale convocato oggi in remoto. Non ci hanno consentito il regolare svolgimento dei lavori per gli evidenti difetti di audio della seduta. Nel frattempo l’Abruzzo affonda in attesa di rimedi concreti alla crisi economica portata dall’emergenza sanitaria, l’esecutivo regionale gioca alle sostituzioni in Giunta e trasforma in un debito di bilancio convenzioni che agli abruzzesi in difficoltà non porteranno nulla di concreto e utile e che pagheremo carissime in termini di legittimità istituzionale”.

Lo denuncia in una nota il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci.

“Pensavamo che con il siluramento dell’assessore Febbo, richiesto dal partito di maggioranza dopo la sconfitta registrata alle ultime amministrative, si fosse consumata la crisi di maggioranza nel centrodestra regionale, ma dalle sostituzioni in giunta fatte ieri non possiamo che constatare invece che le contraddizioni interne sono addirittura aumentate – incalza Paolucci – La sconfitta elettorale detta ancora l’agenda regionale, forse perché è figlia di due assenze sostanziali di leadership nel centrodestra: quella del presidente Marsilio, sempre più estraneo e distante dalla Regione che amministra e quella della Lega che non riesce ad esercitare il ruolo di partito leader”.

“Insomma, una Giunta regionale da provvedimenti paradossali, come la sostituzione dell’assessore al Turismo non per il suo operato in questi mesi di governo, bensì perché ritenuto reo di non ha fatto vincere un candidato sindaco con il paracadute. Pazzesco. Tutto ciò mentre centinaia di persone fanno file assurde per i tamponi, mentre non si trovano i vaccini in farmacia, mentre le strutture sanitarie si riempiono di nuovi pazienti, lasciando drammaticamente fuori chi soffre di altre patologie. Senza una governance l’Abruzzo affonderà e nessuno, né chi governa oggi, né i cittadini, né chi li rappresenta, può permetterselo”, conclude.

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