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Continuità assistenziale: presentato nuovo modello

È quanto dichiarano i Commissari di maggioranza della Commissione Sanità del Consiglio regionale

“La Regione Abruzzo, nell’ottica di incrementare la continuità assistenziale primaria sul territorio, ha adottato il programma per l’attivazione delle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e delle UCCP (Unità Complessa di Cure Primarie), nel quale è prevista la sperimentazione di un modello organizzativo che coinvolga i medici dell’ex continuità assistenziale: costoro non lavoreranno solo tra le 20 e le 24 per effettuare le visite domiciliari, ma verranno impiegati anche nelle attività diurne, collaborando sia nelle AFT sia in reparti ospedalieri a bassa intensità assistenziale o nell’assistenza nelle fasi terminali della vita di pazienti oncologici”.

È quanto dichiarano i Commissari di maggioranza della Commissione Sanità del Consiglio regionale, riunitasi ieri mattina.

“L’assessore regionale, Nicoletta Verì, audita in merito – comunicano – ha precisato che l’articolo 38 dell’attuale Accordo collettivo nazionale, sottoscritto lo scorso anno, conferma il massimale di 1.500 assistiti, con la possibilità per le Regioni di portarlo a 1.800 solamente per un periodo di 6 mesi in situazioni ben definite; ad oggi, però, non è stato concluso l’AIR (Accordo integrativo regionale) con i sindacati di categoria ma è stata istituita, lo scorso gennaio, una delegazione trattante per l’approvazione dello stesso, su cui è stato avviato anche un tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali per arrivare a una bozza condivisa. A tal proposito sono state trasmesse alle ASL le circolari esplicative nei mesi di dicembre e febbraio”.

“Per quanto riguarda le modifiche apportate all’articolo 12 del cosiddetto Decreto Calabria, al momento non è giunta nessuna richiesta da parte dei tirocinanti in formazione di accedere a percorsi a tempo parziale. Sono due le possibili motivazioni – concludono i rappresentanti del centrodestra – la prima è il raddoppio della durata del corso di formazione, che passerebbe da 3 a 6 anni (in quanto la normativa non consente di abbreviare i tempi del percorso); la seconda è l’impossibilità di partecipare ai bandi per l’assegnazione di incarichi convenzionali, con il riconoscimento delle attività prestate. Ovviamente la Regione è disponibile a organizzare corsi a tempo parziale, laddove pervenissero delle richieste”.

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