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Covid-19, cosa è stato fatto in Abruzzo dall’inizio dell’emergenza?

Parla il dottor Albani, referente regionale per le maxi emergenze sanitarie. "La Regione è intervenuta tempestivamente. Si sono introdotti precisi protocolli di monitoraggio e di controllo".

“Abbiamo messo a punto una governance del sistema partendo praticamente da zero, perché nessuno di noi aveva mai dovuto affrontare una pandemia come questa. E non esistevano, di fatto, procedure già codificate che poteva essere applicate tout-court. Oggi, però, a quasi 2 mesi dall’inizio dell’emergenza credo sia importante tracciare un piccolo bilancio delle attività svolte in queste settimane”.

A parlare è il dottor Alberto Albani, referente regionale per le maxi emergenze sanitarie, che da fine gennaio sta guidando la task force regionale sul Covid 19.

Capisco che la situazione contingente possa portare ad avere una certa percezione della realtà, che si concentra solo sugli aspetti negativi dell’emergenza – spiega Albani – ma è opportuno ricordare che la Regione è intervenuta tempestivamente, con specifiche ordinanze, su molteplici fronti che si sono aperti in queste settimane: a partire dalla sospensione delle attività ambulatoriali e di tutte le prestazioni sanitarie non urgenti, che hanno permesso di razionalizzare gli accessi esterni a tutte le strutture. Si è poi passati ad implementare le attività di telemedicina, per garantire la continuità assistenziale a quei pazienti le cui terapie non potevano essere sospese. E si è lavorato anche sulle misure di contenimento dei contagi sia nelle strutture per anziani, che nei penitenziari, con l’introduzione di precisi protocolli di monitoraggio e controllo”.

Il coordinatore della task force ribadisce come l’Abruzzo abbia scelto di attivare ogni procedura precauzionale per non farsi trovare impreparato di fronte a un improvviso evolversi negativo dell’epidemia.

“In quest’ottica – continua – va inserito non solo il potenziamento dei posti letto dedicati al Covid 19, ma anche e soprattutto l’individuazione e l’allestimento di presidi ospedalieri dedicati alla gestione dei pazienti contagiati, come raccomandato anche oggi dalle istituzioni scientifiche nazionali e internazionali. Voglio dire, insomma, che la nostra regione, nonostante i limiti oggettivi legati a un numero limitato di abitanti, che comporta anche una dotazione strutturale di partenza altrettanto limitata, è riuscita ad adeguarsi agli standard necessari e a garantire assistenza indistintamente a tutti i pazienti. Non dimentichiamolo, perché spesso siamo portato a guardare altrove, criticando quanto di buono esiste accanto a noi”.

Il dottor Albani elenca anche una serie di dati, legati alla distribuzione di dispositivi di protezione individuale e altro materiale, che la Protezione civile regionale ha provveduto a distribuire alle Asl.

Dall’inizio dell’emergenza ad oggi, le aziende sanitarie hanno ricevuto 16520 mascherine ffp3, 214380 ffp2, 261017 mascherine chirurgiche, 111400 guanti, 46700 cuffie, 7340 tute, 127700 calzari, 6643 occhiali, 4086 camici, 1250 termometri, 2050 visiere, 144mila litri di gel igienizzante.

E poi ancora 44 ventilatori e 323 monitor.

“Questo per ribadire – conclude il referente per le maxi emergenze sanitarie – che il sistema Abruzzo c’è ed è efficiente e ne fanno parte tanti validi professionisti, in campo per combattere il Covid 19. Io sono un medico con delle grandi responsabilità non un politico, e ho il dovere di lanciare un appello a tutti coloro che hanno ruoli istituzionali, al di là dei simboli di partito, affinché si stringano intorno a noi e non ci facciano solo bersaglio di critiche e attacchi. Siamo pronti a valutare qualunque proposta, da chiunque provenga, purchè utile alla battaglia in corso e finalizzata a sostenere senza riserve tutti i medici, infermieri e operatori sanitari”.

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