Fu innalzato un polverone ‘profano’. Oggi, la sacralità della tradizione bussa di nuovo all’edificio di culto che mantenne le spoglie mortali di San Vincenzo Martire. Tanto rumore per nulla. Oppure, come soleva dire il verace e verecondo William Shakespeare – ai tempi in cui nessuno ancora credeva nelle sue potenzialità di attore e di scrittore – il pazzo, l’amante ed il poeta non sono composti che di fantasia. Fantasia concreta, però, come quella di credere ancora nelle bellezze della propria terra. Ciò significa, in primo luogo, essere cittadini di un micro-mondo esclusivo, che si ama e che si rispetta a dovere. Scrigni mai finiti di esoterismo, di verità ricercate e di rarità storiche sono le varie Chiese della Marsica, che fungono da pietre miliari di un territorio ancora tutto da sfilacciare sotto la luce della curiosità. La Chiesa di Gioia Vecchio, costruita nel lontano anno 1749, è proprio uno di questi esempi manifesti e subì, nel corso degli anni, la ferita tellurica del sisma del 1915. Venne ricostruita, poi, nel 1950 e, successivamente, negli anni ’90, divenne lo scenario ‘proibito’ per un villipendio in formato video hard. Set di un film pornografico, infatti, girato proprio all’interno di questa stessa Chiesa marsicana, a partire dall’anno 1998 – data ufficiale delle riprese del lungometraggio ‘Il Confessionale’ – la Chiesa di San Vincenzo, venne immediatamente considerata ‘impura’, a seguito di ciò.
A distanza di ben 18 anni, adesso, invece, la Chiesa in questione è divenuta set di un ben altro paio di maniche di ‘Confessionale’, che fa rima con il verbo ristrutturare. I lavori di ristrutturazione, infatti, sono già partiti e li sta eseguendo la ditta ‘Bipini Vittorio Costruzioni Srl’ di Canistro. Si punta, in base alla cartina di tornasole della ristrutturazione, alla conservazione dell’organismo edilizio e ad assicurare, soprattutto, la funzionalità della Chiesa stessa. Questo edificio di culto, con la caratteristica facciata in pietra squadrata, è stato definito, da chi qui vive e vegeta, come «un luogo importante per la comunità gioiese, anche perché ogni anno, allo scoccare della prima domenica di maggio, questa stessa Chiesa accoglie un pellegrinaggio dedicato proprio alla Madonna delle Grazie. Una quota di gioiesi – afferma il primo cittadino Gianclemente Berardini, intervistato per la questione – si incammina, ogni anno, per il pellegrinaggio nel ventre naturalistico di Gioia Vecchio, partendo dal nuovo abitato ed approdando, infine, alla Chiesa di San Vincenzo». Il direttore dei lavori e progettista, come tra l’altro recita il cartello stesso posto all’ingresso del cantiere a cielo aperto, è l’ingegnere Tommaso Fazi, mentre il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, è l’architetto Filomena Fazi. Una prima ricostruzione della Chiesa, a seguito del grande sisma del ’15, all’epoca, venne ultimata nel 1970, come è chiaramente riportato nell’effige posta sulla facciata ovest dell’edificio. «Dopo l’atto di purificazione, la Chiesa, poi, è stata riconsegnata pulita e netta nelle nostre mani», continua il sindaco. Molti hanno anche parlato di matrimoni annullati a seguito del ‘rito’ profano, come si lesse in gran parte della stampa di allora, ma il primo cittadino spezza una lancia a favore del tempio religioso, premettendo che «Dacché so io, in questa Chiesa, non sono stati mai celebrati né matrimoni, né battesimi, dal ‘97 in poi».
Per colpa, comunque, principalmente, delle abbondanti nevicate e delle intemperie che, stagione invernale dopo stagione invernale, hanno messo KO il luogo di culto gioiese (anche a causa, internamente, dell’assenza di impermeabilizzazione in copertura) oggi, il sito è inutilizzabile. L’obiettivo dell’intervento, quindi, sarà quello di riassicurare la Chiesa ai riti religiosi, pur facendo rispettare da parte della ditta esecutrice dei lavori, gli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo totale. «La ristrutturazione che, ora come ora, è in itinere – specifica ancora il sindaco – sta prendendo la strada della riqualificazione e si trova a buon punto. Presumibilmente, per il mese di ottobre 2016, la Chiesa potrà tornare ad essere di nuovo fruibile per la Comunità gioiese. In questo senso, tanta vocazione e passione, l’ha avuta Padre Gabriele Guerra, che è stato il parroco di Gioia che tanto ha preso a cuore il destino della Chiesa. Anche perché, e questo ci tengo a ribadirlo, la maggior parte del contributo economico per la ristrutturazione del sito della fede deriva proprio dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Padre Gabriele, pastore di greggi di questa comunità sino allo scorso anno, ha impresso, infatti, un’importante svolta circa questa vicenda, con l’appoggio della parrocchia locale e della Curia; il Comune, invece, dal canto suo, assieme alla comunità di Gioia, ha fatto, comunque, la sua parte, anche per l’importanza rivestita da questo simbolo della nostra società». L’aspetto della Chiesa, quindi, resterà intatto, anche grazie ad un lavoro oculato. Gli interventi, nello specifico, riguarderanno: il ripristino ed il rinnovo del manto di copertura, il ripristino ed il rinnovo dei cornicioni e dei palombelli, dei canali di gronda e degli infissi; il restauro dei due portoni in legno, la pittura delle pareti e del soffitto e, infine, la sistemazione dell’impianto elettrico. Un bel restauro, quindi, per questa Chiesa gioiese, che, prima della sua ricostruzione a seguito del tremendo terremoto, era stata intitolata alla Regina del Cielo. Ed è proprio nel cielo che dovrebbe essere rintracciata la bellezza e l’unicità di questo luogo santo, catapultato al centro di un circolo mediatico oramai tanti anni fa. Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto: diceva sempre William Shakespeare. Ascoltare i verbi lunari, corrisponde ad immaginare mondi altri: veri e propri piccoli paradisi terrestri e diroccati, che nascondono, nei loro grembi, delle celestialità.