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Emergenza cinghiali in Abruzzo: “La Regine sta facendo il massimo”

"La Regione Abruzzo in prima linea per il contenimento. E' un problema nazionale ed è una problematica complessa". Le parole del vice della Giunta abruzzese, Emanuele Imprudente.

“In merito all’emergenza cinghiali, ci tengo a chiarire che la Regione è in prima linea e sta facendo il massimo consentito dalle leggi, per dare risposte alle sempre maggiori criticità avvertite sul territorio regionale sia da parte degli agricoltori che della popolazione in genere”, così dichiara il Vicepresidente della Giunta regionale con delega all’agricoltura e alla caccia Emanuele Imprudente.

“Tali criticità, soprattutto in relazione ai danni e pubblica incolumità, ci tengo a ribadirlo, sono un problema enorme di livello nazionale, e già da mesi, insieme alle altre Regioni le abbiamo sottoposto con forza all’attenzione del governo nazionale, per un intervento anche di carattere normativo che oggi limita ogni ulteriore iniziativa. Tra l’altro risultano particolarmente amplificate nell’attuale contingenza dovuta all’emergenza COVID-19 caratterizzata da una netta diminuzione della circolazione stradale e dal decremento di spostamenti di persone sul territorio”.

La Regione Abruzzo sta facendo la sua parte: è stata tra le prime Regioni a riattivare con ordinanza la caccia di selezione e sta per approvare un ulteriore nuovo disciplinare, parallelamente alla predisposizione di nuove modalità per l’attività di controllo, di concerto con gli A.T.C., e con la responsabilizzazione di tutti i soggetti preposti”.

“A tal riguardo sono soddisfatto del nuovo approccio e della sintonia che si sta creando tra due degli interlocutori fondamentali di questa emergenza, i cacciatori, in particolare i cinghialai con la nuova associazione costituita in Abruzzo CO.N.S.I. e gli agricoltori, a cui indirizzo un plauso per la disponibilità a lavorare sinergicamente con la Regione per la gestione della fauna selvatica, plauso a cui aggiungo l’auspicio di una manifestazione di disponibilità alla collaborazione del terzo interlocutore, il mondo ambientalista. Il problema è complesso e fino a quando non cambieranno le norme nazionali, solo lavorando tutti insieme possiamo raggiungere qualche risultato concreto”.

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