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Guerra in Ucraina: è trascorso un anno

E non si vede la fine

Sono trascorsi 12 mesi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, dando il via ad una guerra che ancora non vede la fine.
La sintesi di quest’anno 1 è una trama di lacrime e sangue, di bombardamenti e mobilitazioni, di denunce di crimini bellici efferati e bollettini di propaganda inevitabili in un contesto di guerra nel quale – come è arcinoto – prima vittima è sempre la verità: macinata dalla macchina della propaganda degli aggressori, e qualche volta pure dagli aggrediti, tra disinformazione, istinto di sopravvivenza, pressione sulla trincea interna, tentativi di condizionamenti incrociati con Paesi amici. Una trama disegnata nelle prime settimane dall’azzardo di un’invasione su più fronti; poi dall’avanzata russa fermata alle porte di Kiev (e macchiata fin da subito, fallimento o diversione che fosse, da brutali atti di ferocia come a Bucha); dalla presa di Mariupol fra le devastazioni dell’Azovstal; dalla sorprendente controffensiva ucraina a Kherson; dall’escalation missilistica del generale Surovikin su infrastrutture strategiche anche civili; dalla parallela escalation degli aiuti militari degli alleati Nato alle forze del presidente Volodymyr Zelensky; e dalla transizione da una strategia militare in parte di manovra a una guerra di attrito inesorabile (nelle intenzioni di Mosca) come 80 o 100 anni fa, così riporta l’Ansa.

Sullo sfondo di un innalzamento della posta per gli attori in campo fino alla sopravvivenza stessa di leadership, territori e Stati che minaccia i margini d’un qualsiasi compromesso futuro.
Mentre la “terza guerra mondiale a pezzi” evocata a suo tempo da papa Francesco sembra trasformarsi nella profezia di uno spaventoso mosaico in via di composizione, cullata da scampoli di narrativa a fumetti che – dalla politica, ai media, a frotte d’ignari avventori del bar sport dei social – paiono talora rompere gli argini di ogni tabù. Tanto da indurre gli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, custodi di una certa idea di disarmo e pacifismo sempre più fuori moda, a spostare le lancette del loro orologio dell’Armageddon (il Doomsday Clock) da 100 a 90 secondi “alla mezzanotte”: mai così vicino, dal 1947 in avanti, alla buia ora X di un potenziale olocausto dell’umanità.

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