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Non ci sono i numeri, chiude il Convitto

Cgil: silenzio della politica, morte annunciata del territorio

L’AQUILA – «L’Ufficio Scolastico Regionale Abruzzo, analizzata la situazione e verificate possibili soluzioni alternative, visti i numeri delle iscrizioni che sono ben al di sotto del limite previsto non può autorizzare l’organico di diritto del Convitto Nazionale D.Cotugno», ad annunciarlo la Cgil L’Aquila con Miriam Anna Del Biondo, segretaria generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza.

Dal sindacato emerge la preoccupazione per le sorti dei lavoratori del settore: «La conseguenza che temevamo è che tutti gli educatori in organico del Convitto Nazionale sono stati dichiarati in esubero e quindi invitati a produrre domanda di trasferimento. In realtà, poiché in provincia non risultano posti vacanti di educatore, ma, al contrario, esiste già una graduatoria di posti in esubero, presumibilmente dal Convitto andranno ad ingrassare tale elenco e non troveranno adeguata collocazione professionale. Non ci è ancora chiaro cosa accadrà di tutti gli altri profili di personale ATA che operano soltanto nei convitti (infermiere, cuoco, guardarobiere, collaboratore scolastico). Ci è chiaro che si perderanno. Come ci è chiara la perdita di una istituzione culturale e sociale di grande prestigio per la nostra città.

D’altra parte di fronte ai numeri non possiamo che tacere».

Del Biondo chiama in causa gli amministratori pubblici e più in generale la politica ad occuparsi della questione offrendo la disponibilità del sindacato per trovare una soluzione: «Rimane l’amarezza e la difficoltà a capire il silenzio della politica su una questione che, al di là di quelle che sono le competenze di questo o quell’ente locale, rischia di diventare emblematica della morte annunciata di un territorio. Ci è difficile pensare che i numeri del Convitto siano un problema recente, così come ci è difficile pensare che sia impossibile sedersi attorno ad un tavolo e cercare strategie integrate per evitare ulteriori perdite alla città e al territorio. C’è bisogno di una politica che torni a sognarlo questo territorio.

La FLC CGIL se deve tacere di fronte ai numeri, non può permettersi di farlo di fronte all’inerzia della politica locale e si rende disponibile ad individuare insieme a tutti gli agenti interessati soluzioni che non si possono più rimandare».

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