Quando la terra trema, crea distruzione. Lo sciame sismico che sta proseguendo ininterrottamente dalla fine di agosto ad oggi, oltre ad aver spento vite umane, sta cambiando anche il volto dell’Italia Paese d’arte. Il recente sisma nel Centro-Sud di fine ottobre, infatti, ha danneggiato un luogo caro al nostro Abruzzo delle meraviglie: la Chiesa di Santa Croce, ubicata nell’omonimo quartiere, a L’Aquila. L’edificio di culto, già danneggiato in seguito al disastroso terremoto del 6 aprile 2009, ha riportato ulteriori ed evidenti danni. Questa volta, allora, il gruppo di azione civica ‘Jemo ‘nnanzi’ si è riunito domenica mattina, nello spazio antistante l’edificio di culto, per dar vita ad un flash mob ad hoc, mirato a porre l’attenzione sulla necessità della realizzazione dei lavori necessari per la rimessa in sesto della chiesa.
«In seguito al terremoto dell’Aquila, la Chiesa di Santa Croce non aveva subito interventi di assestamento. Il sisma nel Centro-Sud Italia del 30 ottobre, però, ha lesionato in maniera preoccupante l’edificio religioso», racconta ad InfoMediNews.it Cesare Ianni, responsabile del gruppo aquilano di azione civica Jemo ‘nnanzi. «L’agitazione tra i componenti del gruppo è scaturita dalla visione di alcune foto scattate dal nostro concittadino Matteo Matteucci Cortelli. Lui ha pubblicato queste foto sul gruppo Facebook del nostro movimento e così si è deciso, all’unanimità, di organizzare un evento con l’obiettivo di sottolineare l’esigenza dei lavori di ripristino necessari sull’edificio di culto».
Oltre ai lavori di rifacimento della facciata è, ovviamente, indispensabile provvedere alla verifica della stabilità della chiesa stessa. Cesare Ianni, però, sottolinea la tempestività del Comune aquilano nel transennare l’intera area davanti a Santa Croce. «Il provvedimento adottato dal Comune, che ha transennato lo spazio davanti all’edificio, ha contribuito a chiarire quanto la situazione fosse preoccupante. Quindi ciò che si è evinto dalle foto non era assolutamente da sottovalutare: i segnali di pericolo ci sono e sono piuttosto evidenti».
I membri di Jemo ‘nnanzi hanno deciso, allora, di attivarsi e, nell’ottica del fatto che ‘l’unione fa la forza’, hanno pensato di organizzare una manifestazione pubblica di gruppo, ovvero un flash mob; come se il loro ‘grido’ all’unisono potesse avere la potenza di far risvegliare i cuori di chi può predisporre le misure lavorative adeguate per risistemare l’edificio religioso. Ma come si è svolto questo flash mob? Lo spiega Cesare Ianni: «Noi componenti del Gruppo di azione civica ci siamo incontrati alle dieci, a ridosso della chiesa, e abbiamo steso il tricolore di 25 metri, simbolo del nostro Gruppo. L’idea rispondeva alla nostra volontà di abbracciare simbolicamente la facciata della chiesa, in un’azione civica che vuole testimoniare l’amore dei cittadini per la propria città e per i suoi luoghi maggiormente ricchi di storia».
L’azione di denuncia è riuscita nel suo intento: suscitare l’attenzione dovuta. Il flash mob, illustrato magnificamente dalle foto di Domenico Gualtieri, ha avuto un duplice significato, insomma: da un lato quello di dimostrare quanto è grande il sentimento d’affetto degli aquilani per il proprio paese natio e, dall’altro, quello di evidenziare l’esigenza dei lavori in Santa Croce. Un gesto, questo, non solo di alto senso civico, dunque, ma anche di alta caratura morale: le crepe sulla facciata della Chiesa sono le stesse, in fondo, che graffiano gli animi degli aquilani sin dalla notte del 6 aprile del 2009. Rimarginare le cicatrici del cuore è impossibile, ma riparare le crepe della Chiesa potrà servire a nascondere agli occhi degli aquilani, ombrati ancora di paura e di immutato dolore, i segni di un passato da rielaborare.
Foto di: Domenico Gualtieri