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“Il virus gira, grazie a Lega uscita da emergenza”

Lo ha dichiarato il vice segretario abruzzese della Lega, Foschi. "Con l'uso del vaccino, la malattia diventa meno severa, ma la variante Omicron 2 fa aumentare le ospedalizzazioni".

“Sono un medico e, anche se la mia specializzazione è la cardiochirurgia, conosco il coronavirus e la malattia che causa. Non ne siamo fuori, però dobbiamo conviverci recuperando psicologicamente e nei nostri comportamenti, la libertà: oggi il virus gira e, dopo qualche settimana di calo, i contagi sono in sensibile risalita. Bisogna vaccinarsi”.

Così il vice segretario regionale abruzzese della Lega, Massimiliano Foschi, che è anche cardiochirurgo dell’ospedale di Chieti, facendo il punto della circolazione del virus e delle nuove regole che gradualmente ridurranno le restrizioni.

Grazie alla determinazione politica e al senso di responsabilità della Lega – continua il 37enne medico ed esponente della Lega -, il Governo nazionale ha cominciato la graduale uscita dalla emergenza, sia amministrativa, che sostanziale, quindi con l’allentamento delle restrizioni e delle abitudini ‘forzate’ a cui si sono dovuti adeguare i cittadini negli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia. In particolare, per quanto riguarda il green pass, soprattutto quello rafforzato, che ha introdotto limitazioni non direttamente collegate all’efficace contrasto al virus. A consuntivo si può dire che non è servito neppure per indurre i non vaccinati a mettersi in sicurezza”.

Tornando al coronavirus, Foschi sottolinea che “sintomi e malattia sono cambiati: la Omicron 2 è più contagiosa ma non causa più morti ed ospedalizzazioni rispetto alla variante Delta”. “Naturalmente, lo sviluppo della malattia, paragonabile ad una influenza, – spiega ancora – riguarda i soli vaccinati, e con tre dosi. Ed allora bisogna convivere con la pandemia, non abbassando la guardia, principalmente non abbandonando del tutto l’utilizzo delle mascherine. Ma bisogna vaccinarsi, continuare a farlo, da parte di chi non lo ha ancora fatto e che io non accuso e non metto ai margini. A queste persone, circa cinque milioni in Italia, la necessità di inocularsi va fatta capire con dati oggettivi e con toni pacati”.

Foschi parla anche del livello di comunicazione notevolmente affievolito a causa della guerra in Ucraina: “Sono d’accordo con il professor Bassetti che ha sottolineato il fatto che con la drammatica guerra in Ucraina, si è abbassata l’attenzione sul coronavirus con i cittadini che hanno pensato che tutto sia finito tanto che le vaccinazioni sono calate sensibilmente. Dobbiamo vaccinarci vivendo con tranquillità contagi e possibili contagi”, conclude.

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