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Incontinenza: specialisti di altre regioni ai due giorni di corso

Il reparto del San Salvatore dell'Aquila mette in campo l’esperienza maturata negli anni

Specialisti provenienti da diverse regioni parteciperanno all’Aquila al corso, organizzato dal reparto di neurochirurgia dell’ospedale, sulla neurostimolazione sacrale per il ripristino della funzionalità del pavimento pelvico. Il corso, tenuto dai medici del reparto Alessandro Ricci, direttore di neurochirurgia, e Francesco Abbate, mira all’insegnamento di specifiche tecniche di sala operatoria. La formazione è indirizzata a urologi, proctologi, chirurghi colorettali e ginecologi. Il ciclo didattico si articola in due step: domani, giovedì 27 ottobre, alle ore 14.00, nella sala Dal Brollo dell’ospedale aquilano, si svolgerà la parte teorica mentre venerdì 28 ci sarà la lezione pratica dei docenti all’interno della sala operatoria.

La neurostimolazione sacrale agisce sul nervo sacrale mediante lievi impulsi elettrici inviati tramite un neurostimolatore impiantato e un elettrocatetere. Tali impulsi modulano le attività nervose per restituire la necessaria funzionalità al pavimento pelvico (vescica, intestino e sfinteri) contrastando l’incontinenza nelle diverse forme. Vengono trattate, mediante questa tecnica, varie disfunzioni uro-rettali con patologie e problematiche differenti. L’importanza di queste procedure permette, soprattutto nei giovani pazienti, di fare a meno di cateterismo vescicale, a permanenza o intermittente, evitando cosi ristagno urinari e possibili infezioni. Un ulteriore vantaggio è la netta riduzione dell’uso di presidi sanitari (con conseguente risparmio) e, per i pazienti, il ritorno a una normale vita sociale. Il reparto del San Salvatore ha maturato una solida esperienza in questo tipo di trattamento chirurgico ed è l’unico nel Centro Italia e tra i pochi nella Penisola a praticarlo. La richiesta di formazione professionale da altre regioni rafforza il ruolo della neurochirurgia aquilana oltre i confini d’Abruzzo, contribuendo a incentivare la mobilità attiva dell’azienda sanitaria, cioè l’arrivo di pazienti da altre realtà regionali.

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