È stato chiesto il rinvio a giudizio dinanzi al GUP di L’Aquila dal P.M. incaricato dell’inchiesta, per il reato di omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria l’infermiere, che, secondo quanto emerso dalle indagini preliminari svolte dalla Procura della Repubblica di L’Aquila, avrebbe cagionato la morte di una paziente, ricoverata presso il P.O. San Salvatore di L’Aquila per Covid.
La triste vicenda prende le mosse dal 2020, allorquando la donna, di media età, veniva ricoverata presso il G8 Covid – 19 dell’ospecives di L’Aquila, nel reparto di terapia intensiva, poiché affetta da coronavirus. Nello specifico il 3 novembre del 2020, le condizioni della paziente si aggravavano durante la manovra di nursing a seguito del quale si verificava l’episodio di desaturazione accompagnato da picco ipertensivo, e l’infermiere incriminato, invece di rimanere nella stanza per monitorare la medesima, come le linee guida impongono, usciva dalla stanza di degenza della malata per avvisare il personale medico, chiudendo la porta.
All’arrivo dei medici, la porta della stanza di degenza veniva trovata bloccata; la stessa veniva aperta dal personale addetto dopo circa 15 minuti. Tuttavia, nel frattanto, la paziente che era stata lasciata sola, moriva per arresto cardiaco, dovuto a mancata ventilazione polmonare.
A seguito del decesso in ospedale della donna, pertanto, i figli della stessa, assistiti e difesi dall’Avv. Prof.ssa Ludovici Carlotta del Foro di L’Aquila, presentavano un esposto presso la Procura della Repubblica di L’Aquila, al fine dell’accertamento delle responsabilità.
“È davvero increscioso che in un luogo ove bisognerebbe sentirsi al sicuro, possano verificarsi degli episodi tanto gravi. D’altronde chiunque di noi si sarebbe potuto ritrovare in quella situazione”.