Un viaggio nel sottosuolo, nello spazio e nel tempo negli ambienti ipogei del capoluogo. È ‘L’Aquila sotterranea’ novità turistica lanciata in questi giorni di Perdonanza.
Una serie di percorsi guidati alla scoperta di una città che non c’è più. Il terreno su cui è stata costruita la città aveva, infatti, in origine una certa presenza di grotte naturali cui si sono aggiunti nel tempo degli ambienti scavati dall’uomo che sono stati, nell’arco dei secoli, sempre più numerosi ed estesi, finendo per creare un reticolato sottorraneo, al di sotto degli edifici. Venivano usati come ricovero di animali, rifugio, via di fuga, in quanto divenuti dei veri e propri cunicoli, anche molto lunghi. Alcuni di questi ambienti, che si trovano al di sotto dei fabbricati, hanno un’estetica curata, conformazione architettonica di pregio. Sale ipogee architettonicamente ben progettati, scantinati di palazzi settecenteschi, ambienti rifiniti e decorati, utilizati come decorazioni, depositi di merci. A questo si aggiungono neviere, serbatoi e cisterne.
La città, infatti, è stata dotata di un acquedotto sin dall’inizio del ‘300. Però il rifornimento dell’acqua non è stato sempre costante nel tempo e subiva delle oscillazioni. Quindi si è creata nel tempo la necessità di cisterne a servizio di tutti i palazzi rinascimentali o settecenteschi. Questi sistemi erano alimentati tutti da condotte d’acqua interrate, solitamente in terracotta che, dal serbatoio del Carmine, distribuivano l’acqua in città. Il percorso, ideato da Marcello Di Giacomo (L’Aquila Young) in collaborazione con il Welcome Point, presieduto da Andrea Spacca, è partito dai locali della biblioteca del Consiglio regionale, verso i sotterranei di via Fortebraccio, palazzo Cipollone, palazzo Ciolina, via Cascina, passando per la cripta di San Bernardino. Aperitivo finale alla Neviera delle 3 Marie.