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LFoundry, si alza la temperatura della preoccupazione

Saltato il tavolo in Regione, a Pescara, programmato per il 23 luglio scorso. I sindacati: "L’azienda ha declinato l’invito al confronto. Nutrita partecipazione alle assemblee da parte dei lavoratori: c'è preoccupazione. Clima lavorativo avvelenato".

Alla presenza della RSU e delle Segreterie Provinciali FIM FIOM UILM, si sono conclusi giovedì primo agosto gli incontri con le lavoratrici e i lavoratori nelle assemblee sindacali organizzate dopo “che l’Azienda ha declinato l’invito al confronto, nella sede istituzionale della Regione Abruzzo, nell’appuntamento previsto il 23 luglio. L’Azienda invece nella stessa data ha comunicato alla RSU la decisione di voler passare alle otto ore per i turni e avviato dei meeting con i lavoratori – nei quali è stato vietato porre domande – dove è emerso che nulla di significativo sul fronte industriale è stato riportato dall’amministratore delegato appena rientrato dal viaggio organizzato per incontrare la proprietà”, così si legge nella nota diramata alla stampa da parte delle Rsu e delle Segreterie provinciali di FIM FIOM UILM.

“La nutrita partecipazione alle assemblee ha testimoniato la temperatura della preoccupazione che si sta vivendo nello stabilimento alla luce delle recenti unilaterali scelte aziendali – il passaggio alle otto ore per i turni è solo l’ultima – che impattano pesantemente sulla vita dei lavoratori, in assenza di chiare e tangibili rassicurazioni sulle prospettive industriali e occupazionali.

“Le assemblee sono state solo l’ultimo passaggio di un percorso avviato per tenere alta l’attenzione sul sito produttivo LFoundry, – spiegano i sindacati – la cui importanza è oggetto di un lavoro di sensibilizzazione delle organizzazioni sindacali verso il territorio e le istituzioni. Non possiamo continuare ad assistere al depauperamento del sito, dove all’incertezza sulle prospettive industriali si va a sommare il non meno grave problema del mantenimento e valorizzazione delle risorse umane, viste soprattutto le difficoltà ad attrarre e trattenere le figure professionali qualificate necessarie al fisiologico ricambio generazionale. Da questo punto di vista la situazione è talmente grave che ci sono aree tecnologiche critiche dove tutti gli ingegneri assunti negli ultimi due anni si sono dimessi, anche senza avere pronta un’alternativa lavorativa”.

“In tali ambiti il clima lavorativo avvelenato, unito alla mala gestione delle risorse umane, hanno reso l’ambiente talmente ostile che neanche il paravento di qualche indicatore di comodo, più o meno addolcito, riesce a nasconderlo. Si tratta di un gravissimo spreco di risorse che si somma alla perdita di tanti colleghi altamente qualificati, portando lo stabilimento negli ultimi cinque anni a perdere oltre trecento lavoratrici e lavoratori difficilmente sostituibili. Non ci sono differenze tra lavoratrici e lavoratori di turno o di giornaliero di fronte alla comune preoccupazione su come vedere garantito il proprio lavoro, sul diritto di conoscere la visione alla base dell’idea di futuro che disegna il progetto industriale, del chiedere con forza crescita e sviluppo per il sito di Avezzano”, questa la conclusione.

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