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Licenziamenti, sindacati Abruzzo: “Partita non è chiusa”

Le voci dei sindacati: "17mila posti lavoro a rischio, si teme disastro sociale", "Draghi non ha ritenuto utile tornare indietro", "Continueremo a chiedere e a manifestare affinché il blocco venga prorogato"

“La partita non è chiusa. Continueremo a chiedere e a manifestare affinché il blocco venga prorogato. La mobilitazione va avanti. Speriamo che ci sia uno spiraglio”. Lo affermano, a proposito dello stop al blocco dei licenziamenti, Cgil, Cisl e Uil Abruzzo, a margine della manifestazione promossa a Pescara sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. A rischio, secondo le stime dei sindacati, ci sono fino a 17mila posti di lavoro, tanto che le tre sigle temono un “disastro sociale”.

L’incontro di ieri tra il premier Mario Draghi e i sindacati nazionali, sottolinea il segretario della Uil Abruzzo, Michele Lombardo, “sul punto dei licenziamenti non ha sortito gli effetti sperati. Noi chiediamo una proroga almeno fino all’autunno inoltrato – afferma – perché per fare un’uscita morbida dalla crisi post covid serve che le attività riprendano la propria attività e quindi possano mantenere i posti di lavoro. Fermare il blocco il primo luglio significa perdere circa 17mila posti di lavoro in Abruzzo e questo è inaccettabile”.

Anche il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, sottolinea, dopo l’incontro di ieri, che sul fronte licenziamenti “non cambia nulla e quindi continueremo la nostra mobilitazione. Oggi c’è un presidio davanti al Parlamento per chiedere la proroga. Nell’incontro di ieri – aggiunge – ci sono stati dei punti di discussione importanti perché Draghi ha seguito la richiesta dei sindacati di abbandonare la logica degli appalti al massimo ribasso, che fanno si che le aziende che vincono quegli appalti, dovendo risparmiare sui costi, lesinano sulla sicurezza, sul rispetto dei contratti e dei diritti dei lavoratori”.

“Altro tema di discussione – prosegue Ranieri – è stato quello dei subappalti, dove spesso si annidano illegalità, non rispetto dei contratti e poca sicurezza. Su questi ci sono state delle aperture che stiamo comunque valutando: Draghi non ha ritenuto utile tornare indietro, ma si è detto disponibile a lavorare con i sindacati perché anche nei subappalti vengano rispettate tutte le norme in termini di sicurezza, diritti, contratti e retribuzioni adeguate. Vedremo nelle prossime ore quale sarà il decreto che verrà presentato dal Governo”, conclude Ranieri.

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