Parte con Qatar-Ecuador il primo Mondiale nel deserto, il primo d’inverno, quello più controverso, dilaniato dalle polemiche e dalle accuse di corruzione, in un Qatar che ha costruito i suoi stadi ricostruendo al tempo stesso tutte le strutture del paese a tempo di record.
Ma a prezzo di un lavoro ai limiti dello schiavismo, sottopagato, senza diritti per i lavoratori immigrati che sono 3 volte più numerosi dei qatarini. E senza aperture ai diritti umani e civili della popolazione. Alla vigilia, il capo del calcio mondiale, il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha proclamato di sentirsi oggi “arabo, gay e migrante”.
Sarà caccia al titolo della Francia campione, con Argentina e Brasile a contendere ai Bleus il ruolo di favoriti, e Cristiano Ronaldo al passo d’addio come anche Leo Messi. mentre l’Italia resta a guardare. Quasi 35 gradi all’esterno, freddo artificiale nei luoghi chiusi grazie a un’aria condizionata estesa per la prima volta anche agli stadi, tribune e prati.
Anche questa una violazione, stavolta delle norme ormai universalmente dettate della sostenibilità ecologica, quasi uno sfregio al “politically correct” di un paese ospite costretto a costruire 8 stadi a Doha, una sola città che è anche l’unica del suo territorio, grande quanto l’Abruzzo. Secondo mondiale consecutivo – dopo quello di 4 anni fa in Russia – con l’Italia non qualificata, terzo in assoluto considerando anche quello del 1958 in Svezia. E quarto di assenza azzurra alla massima competizione mondiale se si considera la prima edizione del 1930 in Uruguay, alla quale l’Italia scelse di non partecipare per protesta per non essere stata scelta come paese organizzatore.
Diritti dei lavoratori, delle donne, degli immigrati, del mondo LGBTQ+, il dissenso e i diritti delle minoranze, la lotta contro le ingiustizie e per la democrazia hanno scalzato fino ad oggi dalle prime pagine i titoli sportivi. Da oggi, questi fatti – spesso accuse gravissime come quella delle associazioni che imputano 6.500 morti sul lavoro in questi 12 anni di diritti ignorati in Qatar – dovranno convivere con il calcio giocato. In altre edizioni, le battaglie degli oppositori, delle minoranze, si sono dissolte al primo fischio d’inizio del torneo. Stavolta, le lotte civili, di giustizia, per i diritti, non si dissolveranno e il calcio giocato dovrà imparare a conviverci.
Il portiere e capitano tedesco Manuel Neuer, ad esempio, ha confermato che andrà in campo con la fascia “One Love”, per promuovere la diversità e l’inclusione in Qatar. E si sistemerà fra i pali “senza paura”, perché la sua Federazione lo appoggia, nonostante la Fifa non lo abbia fatto, dicendosi anzi contraria a magliette ed esibizioni di appartenenza a battaglie civili sul terreno di gioco. Ma non sarà soltanto l’hashtag #boycottQatar a spiccare fra le proteste, anche i drammi dei paesi partecipanti si imporranno all’attenzione del mondo dello sport, a partire da lunedì quando scenderanno in campo per la seconda giornata le squadre di Inghilterra e Iran. Il portiere di riserva e l’attaccante della squadra iraniana, Hossein Hosseini e Vahid Amiri, hanno espresso oggi “solidarietà alle vittime delle proteste” nel loro paese, dove le manifestazioni si moltiplicano dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curdo-iraniana deceduta dopo il suo arresto per non aver indossato correttamente il velo.
La sfida sul piano sportivo appare in questa edizione piuttosto aperta, con diverse fra le squadre presenti in quest’ultima edizione a 32 partecipanti in grado di sfidare i campioni in carica della Francia. Speranze che hanno preso forza dopo i numerosi forfait dei Bleus, a cominciare da quelli di Pogba e Kanté. E’ l’ultimo Mondiale di Leo Messi, che a 35 anni sogna di raggiungere nell’Olimpo delle leggende, il connazionale Diego Maradona, vincendo un Mondiale che gli è sfuggito già 4 volte.
Il suo dirimpettaio di oltre un decennio di sfide per il Pallone d’Oro, Cristiano Ronaldo, arriva intristito dal declino e dalle polemiche finali con il suo club, il Manchester, e alla ricerca di un improbabile colpo di coda finale con il suo Portogallo. Insieme alle squadre dei due campioni che hanno dominato questo scorcio di secolo, sembrano in grado di dare battaglia un’Inghilterra che è solita tradire le attese e le rinnovate Spagna e Germania, con l’Olanda del mai domo Louis van Gaal in panchina. C’è attesa anche per capire chi saranno i tifosi sugli spalti degli stadi nel deserto: festanti controfigure locali con maglie in fotocopia o veri fan che sbarcheranno dai propri paesi nonostante i costi stellari di questa avventura? Per ora, è certa soltanto la presenza dei tifosi super Vip che, alla fine delle partite, torneranno a dormire – con aerei speciali – negli hotel pluristellati della vicina Dubai.