La Regione Abruzzo invierà quanto prima una circolare ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie per sollecitare la somministrazione della combinazione di anticorpi monoclonali per la profilassi del Covid-19 alle categorie di pazienti fragili indicate da AIFA. In Abruzzo sono più di 3300 i cittadini da proteggere dal rischio di forme gravi di Covid, mediante profilassi pre-esposizione con la combinazione di anticorpi monoclonali.
Nella Regione le dosi ad oggi disponibili sono circa 500, che devono essere utilizzate quanto prima. Infatti 192 scadranno a fine luglio, per le altre 250 il termine ultimo è dicembre. È quanto emerso nel recente incontro virtuale che ha interessato l’Abruzzo e che è parte del tour in 10 Regioni, promosso da Senior Italia FederAnziani in collaborazione con AstraZeneca.
“La Regione Abruzzo diventa proattiva nel sensibilizzare i medici sulla necessità di richiamare i pazienti candidabili alla profilassi con la combinazione di monoclonali – afferma Claudio D’Amario, Direttore Generale del Dipartimento Sanità della Regione Abruzzo -. Plaudiamo alla decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco che ha rimosso gli ostacoli alla prescrivibilità di questa importante opzione terapeutica, a partire dal vincolo costituito da un test sierologico negativo. Ora serve un vero e proprio piano di richiamo, per raggiungere tutti i target prefissati”.
La combinazione di due anticorpi monoclonali umani, tixagevimab e cilgavimab, ha già dimostrato di ridurre di circa l’83% a sei mesi il rischio relativo rispetto al placebo di sviluppare il Covid sintomatico in pazienti a rischio di inadeguata risposta al vaccino COVID-19 o ad incrementato rischio dovuto a esposizione al SARS-CoV-2. Una singola dose, somministrabile per via intramuscolare, determina una protezione duratura, per almeno 6 mesi.
“Si stima che, in Italia, siano oltre 150mila i cittadini potenzialmente candidabili al trattamento con la combinazione di monoclonali – conclude Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -. Si tratta, in particolare, dei pazienti trapiantati, affetti da patologie onco-ematologiche, in trattamento chemioterapico attivo, oppure con farmaci immunosoppressori per patologie ad esempio reumatologiche o neurologiche, o colpiti da immunodeficienze primarie. Però, finora, l’utilizzo della combinazione di monoclonali nel nostro Paese è stato insufficiente. È necessaria un’accelerazione per somministrare questa arma molto efficace ai pazienti che richiedono una protezione aggiuntiva al vaccino”.