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Monoclonali: “In Abruzzo 192 dosi in scadenza”

Distribuite 500 fiale della combinazione di monoclonali pari a 250 trattamenti, fino a oggi parzialmente utilizzate dai clinici specialisti. Claudio D’Amario, Direttore Generale del Dipartimento Sanità della Regione Abruzzo: “Serve un vero e proprio piano di richiamo per proteggere le persone con sistema immunitario compromesso”

La Regione Abruzzo invierà quanto prima una circolare ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie per sollecitare la somministrazione della combinazione di anticorpi monoclonali per la profilassi del Covid-19 alle categorie di pazienti fragili indicate da AIFA. In Abruzzo sono più di 3300 i cittadini da proteggere dal rischio di forme gravi di Covid, mediante profilassi pre-esposizione con la combinazione di anticorpi monoclonali.

Nella Regione le dosi ad oggi disponibili sono circa 500, che devono essere utilizzate quanto prima. Infatti 192 scadranno a fine luglio, per le altre 250 il termine ultimo è dicembre. È quanto emerso nel recente incontro virtuale che ha interessato l’Abruzzo e che è parte del tour in 10 Regioni, promosso da Senior Italia FederAnziani in collaborazione con AstraZeneca.

“La Regione Abruzzo diventa proattiva nel sensibilizzare i medici sulla necessità di richiamare i pazienti candidabili alla profilassi con la combinazione di monoclonali – afferma Claudio D’Amario, Direttore Generale del Dipartimento Sanità della Regione Abruzzo -. Plaudiamo alla decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco che ha rimosso gli ostacoli alla prescrivibilità di questa importante opzione terapeutica, a partire dal vincolo costituito da un test sierologico negativo. Ora serve un vero e proprio piano di richiamo, per raggiungere tutti i target prefissati”.

La combinazione di due anticorpi monoclonali umani, tixagevimab e cilgavimab, ha già dimostrato di ridurre di circa l’83% a sei mesi il rischio relativo rispetto al placebo di sviluppare il Covid sintomatico in pazienti a rischio di inadeguata risposta al vaccino COVID-19 o ad incrementato rischio dovuto a esposizione al SARS-CoV-2. Una singola dose, somministrabile per via intramuscolare, determina una protezione duratura, per almeno 6 mesi.

“Si stima che, in Italia, siano oltre 150mila i cittadini potenzialmente candidabili al trattamento con la combinazione di monoclonali – conclude Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -. Si tratta, in particolare, dei pazienti trapiantati, affetti da patologie onco-ematologiche, in trattamento chemioterapico attivo, oppure con farmaci immunosoppressori per patologie ad esempio reumatologiche o neurologiche, o colpiti da immunodeficienze primarie. Però, finora, l’utilizzo della combinazione di monoclonali nel nostro Paese è stato insufficiente. È necessaria un’accelerazione per somministrare questa arma molto efficace ai pazienti che richiedono una protezione aggiuntiva al vaccino”.

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