Nel 2021 è tornata a salire, seppure lentamente e non in modo omogeneo in tutte le Regioni, la speranza di vita degli italiani, dopo il brusco calo causato dai decessi per Covid-19 nel 2020, secondo il XIX Rapporto Osservasalute 2021, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica, a Roma.
A livello nazionale, il tempo di vita guadagnato nell’ultimo anno è stato di 0,2 anni, che porta la speranza di vita alla nascita degli uomini a 80,1 anni e a 84,7 anni quella delle donne (nel 2020 gli uomini avevano perso 1,3 anni e le donne 0,9 anni).
Il Nord Italia, che, nel corso della prima ondata pandemica aveva subito le perdite maggiori in termini di vite umane (con-1,8 anni di vita persi in media per i cittadini) ha fatto registrare, nel 2021, una ripresa più alta rispetto al resto d’Italia, guadagnando +0,8 anni di vita.
Il Centro, precisa ancora il XIX Rapporto Osservasalute 2021, rimane stabile, mentre il Mezzogiorno nel 2021 ha fatto registrare un peggioramento della speranza di vita pari a -0,4 anni.
Il peso della pandemia in Italia a livello di speranza di vita – si legge sull’Ansa – si è ripercossa anche sul confronto internazionale, che di solito ci vedeva ai primi posti nella classifica di longevità dei Paesi europei.
In particolare si stima che in Italia, nel 2020, un uomo di 65 anni potesse avere ancora 18,5 anni da vivere in media, con una perdita di 1,2 anni rispetto al 2019, che portano il nostro Paese al settimo posto della graduatoria rispetto al secondo posto conquistato nel 2019.
La vita media attesa a 65 anni degli uomini è più alta a Malta, in Francia e in Svezia mentre si attesta su livelli simili all’Italia in Spagna, Danimarca e Grecia. Livelli particolarmente bassi si rilevano nei Paesi baltici e in tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, in particolare in Bulgaria dove si registra il valore più basso di 12,9 anni in media da vivere dopo i 65 anni.