Vende prestazioni sanitarie a prezzi vantaggiosi e scontati su una nota piattaforma online. Ma al momento dell’incasso del buono acquistato dai pazienti, non rilascia alcun documento fiscale di registrazione del compenso.
È così che un medico della provincia del pescarese effettua visite, nel corso degli anni, senza mai dichiarare quanto percepito per le prestazioni vendute in rete.
Scoperto dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo adriatico grazie ad un’approfondita attività di analisi condotta nell’ambito dell’operazione “Coupon”, il professionista, non pagando le tasse dovute, ha sottratto all’Erario ricavi per più di 80 mila euro, oltre ad aver impiegato, tra l’altro, un dipendente in nero, come rivelano gli accertamenti riguardanti la sua posizione fiscale.
I militari, infatti, sono riusciti a calcolare l’ammontare del reale fatturato del medico ricostruendo il volume d’affari tramite la documentazione acquisita presso lo studio. Registri Iva, fatture, nonché i dati estratti dal rapporto di partenariato con il portale di sponsorizzazione, piattaforma web di social shopping che permette, attraverso un canale e-commerce, la vendita di coupon che danno diritto a offerte scontate per prodotti e servizi di vario genere, addirittura visite mediche ed esami clinici.
In genere, i deal (le offerte a pagamento anticipato pubblicate dai liberi professionisti online) possono arrivare a ricevere oltre 200 prenotazioni, anche se effettivamente non si hanno a disposizione 200 pacchetti da offrire. Tant’è che impostando un numero massimo di coupon, il booking tool consente comunque la pubblicazione dell’inserzione, dando, in questo modo, la possibilità di fidelizzare un maggior numero di clienti alla ricerca di prezzi vantaggiosi.
Tra i rischi in cui si incorre, oltre ai tipici disservizi da overbooking, proprio i guai con il Fisco, nonostante che il meccanismo che lega vendite e acquisti online con i conseguenti adempimenti tributari sia ormai stato ampiamente chiarito in giurisprudenza. Difatti, i buoni acquisto, essendo semplici documenti di legittimazione, non rappresentativi di merce, altro non costituiscono che il mezzo con il quale identificare l’acquirente, ovvero il soggetto legittimato ad ottenere il servizio.
Per cui, il professionista che vende, al momento dell’effettuazione della prestazione, deve emettere regolare scontrino/fattura con Iva per l’intero prezzo del servizio. “Le verifiche investigative dell’operazione “Coupon” hanno fatto emergere un fenomeno di evasione fiscale.