Pescasseroli – È la stessa orsa che tempo fa è stata oggetto di una prima cattura all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a cui hanno messo il nome di Barbara, la protagonista di questa seconda cattura eseguita per installarle un radiocollare geolocalizzatore e monitorarne gli spostamenti.
Galeotta l’iperfagia, la fase durante la quale gli orsi mangiano molto per accumulare grasso prima del letargo invernale, che ha portato Barbara a mangiare abbondantemente nei fruttiferi presenti nella Riserva dell’Alto Gizio, consentendo così di rilevarne la presenza e provvedere di nuovo alla sua cattura.
L’orsa Barbara ha cinque anni, pesa 120 chili e grazie al dispositivo GPS potrà fornire informazioni importanti e dati preziosi sul processo di espansione della popolazione all’interno del suo areale potenziale, dove c’è la conservazione di questa specie, nonché sulle abitudini e gli spostamenti della specie ormai in via di estinzione, prima di iniziare il letargo invernale così come al suo risveglio.
Una buona sinergia quella tra alcuni dei principali Enti preposti alla tutela ed alla conservazione dell’orso marsicano (PNALM, Parco della Majella e Riserva Alto Gizio) che avevano monitorato e catturato l’animale già una prima volta e che ha fatto sì che Barbara fosse nuovamente catturata. Una sinergia rappresentante l’intensa e proficua attività di collaborazione tecnico-istituzionale che questi tre Enti hanno messo in campo, dalla Rete di Monitoraggio dell’Orso bruno marsicano in Abruzzo e Molise alla diffusione capillare di sistemi di prevenzione dei danni, dai gruppi di intervento al coordinamento delle ricerche scientifiche, un sistema di supporto vicendevole e duraturo che mira a consolidare le condizioni migliori possibili per la sopravvivenza dell’orso in un areale che sembra essere in graduale espansione.