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Rametta e Barbarossa al provino per la Samp, parla il “piccolo torello”: «Comincia un percorso»

«Rametta è il più piccolo dei due, è un classe 2005, ancora nel pieno della crescita. Per noi è un “piccolo torello”, perché nonostante l’età è già robusto. Ha valori tecnici importanti, doti che lo rendono già un giocatore valido, lo stiamo seguendo in questa crescita e siamo certi prometta bene. Barbarossa ha un anno in più, è un mancino puro, copre l’intera linea difensiva; nasce come terzino sinistro ma può tranquillamente giocare come centrale ed ha già la giusta dose di cattiveria agonistica. Tra l’altro è delle ultime ore la notizia della chiamata del Carpi, che lo ha richiesto per un provino nella propria struttura sportiva a Modena dopo la Pasqua».

A parlare è Roberto Panei, presidente della Asd Marsica Calcio, “società di puro settore”, come da lui specificato, con la mission della formazione nell’ottica, evidentemente, di un percorso specifico dei propri tesserati. Questo illuminare la vetrina per esportare talenti conferma il senso di un lavoro meticoloso nella sua quotidianità, che si rinnova già a partire dall’attività di base, fino ai diversi livelli del settore giovanile. La scorsa settimana i due tesserati, Riccardo Rametta e Gianfranco Barbarossa sono stati ricevuti al Castrum di viale Cedri a Giulianova per un provino presenziato dagli scoutman della Sampdoria. I filtri territoriali incaricati di seguire i vari campionati giovanili abruzzesi hanno convocato i due giocatori marsicani per poter essere visionati dagli addetti ai lavori genoani. Un primo passo, come spiega lo stesso Rametta, un ‘approccio’ al mondo elitario del professionismo, che come tale va preso con la leggerezza dell’occasione che non si esaurisce tutta in una volta.

«Ero carico di emozione e tensione che mi hanno accompagnato già dal mio risveglio fino a quando ho indossato il completo e le scarpe da calcio. Avevo timore per il fatto di non conoscere nessuno dei giocatori che mi sarebbero stati vicino per quella partita, tranne Gianfranco, con il quale condivido lo spogliatoio anche 3 o 4 volte a settimana, oltre alla domenica. Ma tutta la tensione è svanita, improvvisamente, quando ho cominciato a fare la cosa che amo di più al mondo, giocare a calcio. Non temo l’esito di questa prova, non ho né paura né ansia; penso, come mi hanno spiegato i miei genitori, di aver cominciato un percorso che mi porterà sicuramente a condurre una vita sana e pulita con tanti sogni da realizzare».

Solo il futuro dirà cosa è lecito attendersi. Di certo la strada per la meta è lunga, ma una volta partiti è difficile fermarsi.

 

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