Ascoltato stamani in procura a Pescara l’ingegnere Carlo Giovani, funzionario regionale, nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). L’audizione, richiesta dagli avvocati Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, è stata interrotta in quanto i tre avvocati hanno ritenuto opportuno fermarsi perché, a loro avviso, sussisterebbero gli estremi per iscrivere Giovani, ex responsabile della Ufficio Rischio Neve e Valanghe della Regione Abruzzo, nel registro degli indagati.
Il pm titolare dell’inchiesta, Andrea Papalia, ha preso atto delle osservazioni degli avvocati e si è riservato di compiere le proprie valutazioni sull’eventuale iscrizione nel registro degli indagati del funzionario regionale. Secondo Valentini, Manieri e Tatozzi: «sono emersi precisi indizi di reità a carico del funzionario, per i reati di concorso in disastro e omicidio colposo plurimo. A questo punto – sostengono i tre – Giovani è passibile da indagine e potrà essere ascoltato solo alla presenza del difensore».
Nel corso della audizione Giovani «ha riferito come la Carta Storica delle Valanghe, al suo arrivo in Protezione Civile nel 2013, giacesse ‘in uno scatolone’, assieme a tutta la documentazione sulle valanghe in Abruzzo, ‘con quattro dita di polvere sopra’; Carta Storica già approntata sin dal 2006 e approvata dal Coreneva nel 2011». La Carta Storica delle Valanghe è un passaggio propedeutico alla realizzazione della Carta di Localizzazione dei Pericoli da valanga (Clpv), che secondo i tre legali «se fosse stata realizzata, avrebbe evitato il disastro costato la vita a 29 persone».
Infine, i difensori puntano il dito contro il rigetto della istanza di accesso alle intercettazioni telefoniche realizzate dalla Procura della Aquila e inviate a quella di Pescara per competenza, nelle quali è «possibile ascoltare soggetti regionali, intercettati immediatamente dopo il disastro di Rigopiano, che parlano in merito al disastro e alla posizione regionale. Essendo di chiara evidenza il rilievo probatorio degli atti, se ne era richiesta copia. Il rigetto della Procura, a parere della difesa, è non solo contra legem, ma anche gravemente lesivo del diritto alla prova, e per di più costituisce un vero ostacolo al diritto alla accertamento della verità, degli indagati come delle vittime, nell’ambito della indagine difensiva».
Oltre a Lacchetta e Colangeli, attualmente sono indagati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società ‘Gran Sasso Resort & SPA’, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara. Le ipotesi di reato sono omicidio e lesioni colpose e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Fonte: AGI
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